New York: dal futurismo ai nuovi barbari, intervista a Alessandro Baricco

baricco-alessandro-II-480x360.jpgNel 2006 hai pubblicato su Repubblica il tuo saggio a puntate, I barbari. Sette anni dopo sei arrivato anche negli Stati Uniti…
È stato Oscar Farinetti a credere in quest’operazione. Grazie a lui, il libro è stato edito da Rizzoli per il pubblico americano. Per noi italiani è molto difficile esportare in questo Paese la saggistica. Siamo più bravi a farci conoscere per il cibo o le bevande che per la critica sociale che sappiamo produrre.

Con questo libro ti eri proposto di “pensare il presente: scrivendo”. L’opera avrebbe dovuto intitolarsi La mutazione. Avevi scelto questo titolo per annunciare l’inizio di una nuova era?
Sì, di una nuova era a cui non si è ancora dato un nome.

È uno spreco di energie ammirare il passato”: parole di Marinetti. Nel suo Manifesto, il leader futurista esaltò in più passaggi la velocità. Possiamo considerare Marinetti profeta di questa nuova cosiddetta era della velocità?
Il Futurismo era molto connesso al progresso della tecnica dell’epoca. Scatti tecnologici simili sono difatti successi più volte durante la storia dell’uomo. Questo presente contiene però un aspetto nuovo, inedito: il trionfo della categoria della superficialità....

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