Non si placa la battaglia interna al Pdl dopo la decisione "unilaterale" di Silvio Berlusconi di sciogliere il partito e resuscitare Forza Italia. Mentre il Cavaliere sostiene l'ipotesi di Marina Berlusconi come candidata premier in caso di elezioni anticipate, falchi e colombe si fronteggiano senza esclusione di colpi. Il ricompattamento del partito, invocato da più parti, è lontano dato che Berlusconi dopo aver subito l''affronto' della fiducia al governo dei "governativi" è intenzionato a procedere dritto con la nuova Forza Italia. Per il Cavaliere la scissione è ormai nei fatti e il gruppo dei ministeriali è già un corpo estraneo. La resa dei conti quindi è già in corso e non si dovrà attendere il Consiglio nazionale dell'8 dicembre per vedere gli effetti dello scontro in atto. Il vero punto di rottura sarà infatti il passaggio sulla decadenza che come confermato dallo stesso Cav è legata a doppio filo alla vita del Governo. Tutti, lealisti e governativi, si stanno contando e, pallottoliere alla mano, 'pesano' le rispettive forze. Ma Berlusconi, forte dei soliti sondaggi che limitano il peso elettorale degli alfaniani al 3-4%, ha già individuato in sua figlia Marina il nome per il futuro premier.
Brunetta: "Marina? Non c'è nessuna alternativa a Berlusconi" - Ipotesi che però non convince Brunetta. "Non ci sono subordinate a Silvio Berlusconi", ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera in un'intervista al Corriere della Sera. Ma le elezioni anticipate ci saranno e saranno provocate da Matteo Renzi, il quale è ''superficiale e ondivago, ma non sciocco, e sa che per reggere quella gabbia di matti che è diventato il Pd, per tenere insieme Civati e D'Alema, Cuperlo e la Puppato, l'unico modo è andare a votare subito''. Per Brunetta non ci sarà una scissione nel partito. ''Credo che alla fine prevarrà l'amore verso Berlusconi e il rispetto verso i nostri elettori. Non possiamo accettare una legge di Stabilità che asfalta i ceti medi e medio bassi. Non possiamo continuare a collaborare con un Pd assetato di sangue berlusconiano, diviso su tutto ma unito solo nel volere la fine del nostro leader'', dichiara l'ex ministro, che detta le condizioni: ''o Letta e il Pd cambiano profondamente la legge di Stabilità ed evitano la decadenza di Berlusconi, o le larghe intese sono finite, e si va a votare''.......C