Samantha Carrirolo-Giovanna Mascaretti "Quasi Spose...." (Este Edition, '12) recensione di Emilio Diedo
Quasi spose – sogna finché non vedi la verità
La fotografia di copertina è di Andrea Tartaglini e raffigura le autrici vestite dall’atelier "Prima del sì", di Laura Pasqualini & C. s.a.s., San Benedetto del Tronto (AP)
Este Edition, Ferrara 2012, pp. 156, € 13,50
La storia d’amore – dai toni non proprio rosa come s’addice ad una delle più consuete love story reperibili nel mercato del libro – che le quattro mani, non esattamente delicate, delle giovani, poco più che ventenni, autrici propongono trova un suo squisito gradimento precisamente nell’ironico, a volte persino comico, percorso verso la messa alla berlina – vera gogna mediatica – del protagonista-maschio. L’unico protagonista al maschile, in contrapposizione invece a due principali protagoniste-femmine, Amanda e Melissa, nel suo subire, è persino surclassato da una trama che raggiunge, anche se solo per pochi istanti, la femminea conformazione del triangolo, vedendo l’interazione d’una certa Veronica tra le due principali interpreti ora citate.
Visto che ognuna delle due autrici esprime un indipendente Io Narrante, riservandosi di descrivere in esclusiva o l’una o l’altra delle eroine del narrato (Samantha Carrirolo è Melissa e Giovanna Mascaretti è Amanda) è superfluo perciò dire che si sdoppi anche la struttura della narrazione. Con la premessa, comunque, che ambedue seguono un identico, progressivo piano di sviluppo suddiviso in otto capitoli (più un’introduzione della Carrirolo ed, alla fine, i ringraziamenti della Mascaretti). In pratica, da brave compagne di trama, nessuna delle due prevarica sull’altra. È chiaro in ogni caso che il ‘carattere della scrittrice’ dell’una non può essere quello dell’altra. In quanto se l’una, la Mascaretti, sa essere più fluidamente vispa ed ironica; l’altra, la Carrirolo, sa rendersi più esplicita e realistica della prima. Una sommatoria che in definitiva sa controbilanciare, ma soprattutto accattivare, l’attenzione dei potenziali lettori, più verosimilmente lettrici.
Perché come avrete registrato, il lettore-maschio, come me, credo stenti un tantino ad apprezzare in toto l’opera. Diciamo che probabilmente il libro inizialmente saprebbe stuzzicare qualsiasi tipo di lettore, maschio o femmina che sia. È poi, quando si entra nel vivo d’una vera e propria arringa a senso unico, senza contraddittorio, che il maschio incomincia a sentirsi ferire. Dapprima leggermente; successivamente di più, via via che la trama s’infittisce delle spinose, insinuanti note di biasimo, e non solo biasimo ma anche peggio, nei confronti di quell’unico bersaglio maschile. Il quale, a mio parere, da aguzzino (nell’intenzionale, sia pur fantastica interpretazione letteraria) assurge ad autentica vittima… e, occorre proprio dirlo, mediatica. Lo si capisce benissimo come un libro possa incidere più d’un fatto di cronaca pubblicizzato dai giornali e certe volte, se il libro è di grossa diffusione, anche dalla televisione.
In buona sostanza la bontà dell’opera – voglio che sia chiaro che, in quanto pièce narrativa, il giudizio non può che essere buono – viene corrotta dall’amarognolo, penetrante, sapore che la trama assume: una provocazione fin troppo femminista.
Le due giovani autrici mi perdonino ma sappiano anche che, nell’atto dello scrivere creativo, hanno un’inequivocabile ottima stoffa. Auguro solo che cambino modulo narrativo.
Emilio Diedo