Piero Valdiserra "La geometria del viaggio" (Este Edition) recensione di Emilio Diedo

Piero Valdiserra

La geometria del viaggio

In copertina, immagine tratta dal sito www.buyitalianstyle.com

Este Edition, Ferrara 2012, pp. 48, € 7,00

 

«Come può venire in mente di scrivere una geometria del viaggio?» è la domanda con la quale Piero Valdiserra introduce alla costruzione di questo strano libretto intitolato, appunto, La geometria del viaggio. La stessa domanda me la son dovuta porre anch’io prima d’inoltrarmi nella lettura; ma anche dopo, nell’atto riflessivo. Proprio per cercare di trovare un sensato fondamento critico. Fatto sta che, alla fine, mi sono convinto della validità dell’opera. Validità comunque non pienamente sostenuta. Ma supportata da una semi logica. Scritto dunque, ciò premesso, che sta un po’ sulle sue.

   Con ciò cosa voglio, in definitiva, sostenere?

   Intanto che fino più o meno alla metà dell’opera si tratta di quel dichiarato (fin dal titolo) spunto ludico-geometrico che dà vero stimolo alla lettura. Perciò per metà è tutto o.k.. Poi però l’altra metà esula da quell’inizio. Stando al nocciolo dell’attenzione suscitata dal titolo, la vera logica sui livelli d’una applicazione matematica, applicata all’analisi del viaggiare, puramente ludico, verrebbe meno. Pertanto crederei che le argomentazioni implicate, che assurgono ad una sorta di consigli alquanto distonici rispetto al quadro primario, non rientrino nella giusta orbita d’un eventuale motivo d’ampliamento della tematica di fondo. Anche a posteriori, dopo aver letto Debiti, che funge, proprio nelle pagine di chiusura (cfr. pp. 45-47), da dichiarazione dell’autore circa l’input che l’avrebbe sollecitato a scrivere sull’argomento viaggio, oltre la prima parte ludico-geometrica, non sono riuscito a percepirne la pienezza dell’idea.  

   In pratica, da quanto afferma in Debiti, Valdiserra sarebbe stato smosso dagli spunti presi a prestito dal quotidiano “la Repubblica”, e da autori quali Luciano De Crescenzo, Carlo Cipolla, Xavier de Maistre, Osvaldo Soriano, Hermann Hesse, Piero Camporesi, Attilio Brilli, Italo Calvino, Orazio, Bacone, Clarissa Pinkola Estés. Nomi eccellenti, importanti. Sotto quest’aspetto credo che nessuno possa obiettare. Però, nell’economia dello scritto, fungono da vano richiamo. Sono fuori luogo. Non contribuiscono a far quadrare il tutto.

   Sempre attingendo da Debiti, per quanto riguarda il concetto chiave, sviluppato nella prima metà del libro, gli ispiratori d’una sì inusitata applicazione geometrica, sono Cartesio, Leibniz e persino Einstein. Ed, a parte quest’ultimo, direi che i primi due potevano essere intuibili.

   Il gioco di Piero Valdiserra viene sostanzialmente esposto alla visiva realizzazione di due assi cartesiane che, negli successivi sviluppi, si moltiplicano in quattro e poi sei, dando luogo a quote via via esponenziali d’esperienze, ricordi e/o sensazioni derivanti dal viaggiare, inteso in tutte le sue possibili ed immaginabili propensioni (per diporto, per lavoro… per altra necessità) le cui varianti da abbinare possono essere assunte dalle più disparate ipotesi. Lasciando, poi, al lettore il compito di sbizzarrirsi in un facoltativo approfondimento. 

   Se in definitiva l’opera dev’essere valutata, non per una sua concreta utilità, dal cui contesto non se ne intravvede, bensì per il già accennato aspetto ludico, è doveroso aggiungere un ulteriore, positivo, aspetto. V’è infatti un’attraente angolatura, ravvisabile nella proposta dell’Io Narrante in prima persona. Che soprattutto è atteggiata a sibilino oracolo del relazionare. Io Narrante sempre introiettato con estrema nobiltà e diplomazia, rivolgendosi ad un «Amico Lettore», che invariabilmente ripercorre le quarantatré tappe che suddividono il tutto.          

 

 

Emilio Diedo

emiliodiedo@libero.it