Mauro Malaguti: Utopia idrovia

Più probabile vedere prima il ponte sullo Stretto di Messina.

 


Ho letto le dichiarazioni dell’assessore Nardini sulla prossima realizzazione dell’idrovia, e personalmente penso che le probabilità di vederla realizzata e utilizzata commercialmente siano inferiori a quelle di vedere realizzato il ponte sullo stretto.

I motivi sono essenzialmente due: le enormi difficoltà di realizzazione e la mancanza di una reale richiesta di utilizzazione dal punto di vista commerciale.

Le difficoltà di realizzazione credo siano sotto gli occhi di tutti. L’idrovia prevede l’utilizzo di navi di V classe, 120metri di lunghezza con un pescaggio di almeno 5metri e che spostano 5mila metri cubi d’acqua al secondo per fiancata. Il loro passaggio richiederebbe l’innalzamento dei ponti, la modifica di alcune curve in cui non passerebbero nemmeno, e un continuo dragaggio del fondale con costi di realizzazione e poi anche di manutenzione del tragitto fluviale difficilmente immaginabili, perché il fiume porta continui depositi sabbiosi. Solo per fare un esempio, la Regione Emilia Romagna ha assegnato la concessione della Darsena al Comune (DCR n.1607/87 in scadenza 2022) con un canone annuo di €.13.400 e il Comune, ovviamente, non riesce a tenere i fondali a 3,50m come dovrebbe. In futuro chi si accollerà la manutenzione di tutto il tragitto dell’idrovia, garantendo almeno i 5metri di profondità? Inoltre, l’ultimo dragaggio in Darsena è stato fatto, anche se pur parzialmente, dal Comune nel 2003 e negli ultimi campionamenti sui fanghi era stata rilevata la presenza di inquinanti, quindi il successivo smaltimento dei fanghi dragati avrebbe comportato notevoli costi in quanto da smaltire quali rifiuti tossici. I fautori del progetto hanno provveduto a garantirsi un impegno della regione sulla manutenzione futura e lo smaltimento di eventuali fanghi tossici? E in caso di mancanza di accordo con la regione chi si occuperà di ciò e degli eventuali altissimi costi? Il Comune e la Provincia, tanto impegnati a far fronte ai tagli del Governo?

Oltre a tutto ciò, bisogna segnalare che il dissesto avvenuto a dicembre 2009 nel sostegno idraulico di Valpagliaro ha costretto per esigenze di sicurezza la regolazione dei livelli di monte, e quindi direttamente il tirante d’acqua in darsena San Paolo, ad una quota più bassa di 0,40 – 0,50 metri rispetto al normale e questo ha ovviamente aggravato la situazione esistente.

Mancanza di una reale esigenza dal punto di vista commerciale. Commercialmente, se mai il progetto fosse davvero realizzato, non si è ancora detto chi ne sarebbe interessato. Esistono attestazioni di imprese che ne giustificherebbero l’utilizzo? Nel progetto iniziale si prevedeva un passaggio di 1 milione 800mila tonnellate di merci all’anno. Con un poco di calcoli del buon bottegaio ciò comporterebbe il passaggio di circa 10 navi al giorno. Purtroppo nelle statistiche degli ultimi 10 anni il Po è navigabile, con i parametri richiesti, per un terzo dell’anno. Dunque per garantire tale volume di merci un conteggio risolvibile a livello di scuole elementari ci dice che i passaggi di navi arriverebbero a 30 al giorno. C’è persona di fantasia che possa immaginare 30 navi di 120metri che per un terzo dell’anno passano giornalmente sull’idrovia?

E’ notoriamente risaputo che il trasporto merci su rotaia, che è il migliore sotto tutti i punti di vista a partire da quello ambientale e che riducendo gli incidenti stradali abbatte gli altissimi costi sanitari, non si incentiva come si dovrebbe proprio per il problema dei costi, visto che il trasporto su gomma costa molto meno. Sono stati fatti parametri sui costi del trasporto merci sull’idrovia rispetto ai costi su gomma? Altrimenti chi convincerà le imprese a optare per un trasporto molto più lento e magari anche più oneroso? E appare cosa di buon senso affermare che l’interesse economico si valuterà secondariamente, ossia dopo la realizzazione dell’opera?

Autorevoli esponenti della Provincia di Ferrara in più occasioni hanno, giustamente, decantato le bellezze di fauna e flora del nostro Delta, paragonato alla Camargue francese, si sono chiesti anche i possibili danni ambientali che provocherebbe il passaggio di navi di classe V alla locale fauna e flora? E il trasporto turistico fluviale per valorizzare le nostre bellezze naturali che fine farebbe?

A tutte queste domande il sottoscritto non ha ancora avuto risposte, quindi la personale opinione è che presi i fondi vincolati al trasporto fluviale si sistemerà qualche argine, qualche ponte e qualche ciclabile, ma di idrovia in funzione se ne vedrà ben poca. Probabilmente la fortuna dell’assessore Nardini sarà che quando gli verrà chiesta ragione della mancata realizzazione dell’idrovia le province non ci saranno più.   Mauro Malaguti – Consigliere regionale Pdl