Marisa Cino: Andrea Bonora interview- Ferrara PostInformale

 


Sto pensando che non è facile definire concettualmente la creatività, un virus mutante che appartiene a tutte le persone, ma in maniera diversa. È strano, il corpo del mio amico Andrea; è singolare; è come se dal corpo emergessero le sue caratteristiche e potenzialità, che manifestano in ogni attimo la sua creatività ed originalità.

IO- Vedi, Andrea, guardandoti mentre dipingi, mi rendo conto che coltivare la propria creatività dovrebbe essere l’ attività di ognuno; sarebbe bello se ciascuno di noi, come te, potesse sviluppare la propria originalità nel rapporto con gli altri...

ANDREA- L’ Arte è l’ unico strumento possibile per contrastare il pericolo più forte che oggi pesa su di noi: la perdita d’ identità; essere tutti parte della merda che c’ è in giro, dobbiamo aprirci; non è vero che gli artisti sono chiusi in se stessi, anzi, possiedono una speciale capacità di connessione e relazione, oltre ad una disposizione di apertura verso il mondo.

IO- Ultimamente parli sempre di apertura...

ANDREA- Certo. La finezza di percezione di un artista, non gli permette di realizzare qualcosa senza prima aver appreso da altri....

IO- Tu hai imparato molto da altri pittori?

ANDREA- Senza dubbio. Poi, ho imparato a usare le tecniche che mi piacevano autonomamente, libero da vincoli. Altrimenti, sarei una macchina; ma si deve distinguere la libertà dell’ ignoranza. E’ necessario saper cambiare mentre si apprende e apprendere mentre si cambia.

IO- I tuoi quadri, quindi, sono espressione di libertà....

ANDREA- Piano, piano. Non si deve confondere la libertà con l’ assenza da costrizioni. La libertà è prima di tutto libertà di scelta e di iniziativa; poi, magari, per ottenere un buon risultato, devo “aprirmi” ad altri punti di vista, compreso quello classico di conservazione della cultura. E’ per questo che mi piacciono le donne.....

IO- Insomma, riesci sempre a portare il discorso su quell’ argomento!

ANDREA- E’ lo stesso argomento: il loro valore è irrinunciabile, come quello culturale; la loro caratteristica principale è quella dell’ apertura e della comunicazione. Ora ti spiego meglio, perché ti vedo un po’ perplesso: la donna, per me, possiede già fisicamente queste caratteristiche; comunica e accoglie con il suo corpo e, anche se sei libero di agire come credi, realizzi la tua libertà non quando ti liberi da lei, ma quando lo fai per lei, come necessità continua e incontenibile. Un conto è violentare una, tela, un conto è usarla come il solito pezzo di tela e metterci sopra i soliti colorini ben accostati, un conto è sentire la tela con le mani, stenderla, sfiorarla ancora con i polpastrelli e poi farla tua, con la tua originalità, senza escludere nessuna possibilità o strumento o aspetto ancora da sviluppare... Poi , per la sua caratteristica di apertura, ha bisogno di contenuti, ma è indispensabile che ci sia una disponibilità, un colore, l’ ambiente sia favorevole...

IO- Ma adesso stai parlando dei tuoi quadri o delle donne?

ANDREA- Oggi non riusciamo a comunicare! Bisogna avere consapevolezza delle relazioni; bisogna, come dicevano gli antichi “illuminare” le conoscenze! Non può essere tutto ridotto a una questione di stimolo-risposta. Allora meglio una sega!

IO- Allora stai parlando delle donne!

ANDREA- Oggi non riusciamo a comunicare... Progettando e realizzando i miei quadri con libertà e autodeterminazione, facendo lavorare i colori nell’ ampiezza delle loro grandi possibilità simboliche, artistiche, utopiche, posso raggiungere traguardi di senso e di valore, posso ripensare me stesso; questa operatività è attivata non da motivi di divisione, ma di condivisione, perché ciascuno ha una forma diversa dall’ altro o possiede differenti punti di vista e proprio per questo dobbiamo aprirci alla relazione; ricostituirci mentalmente le esperienze e i vissuti; acquisire la nostra identità personale, irripetibile; a me piacciono le donne; le amo profondamente; mi fanno stare bene e mi piace farle stare bene: in un mondo difficile da intendere, che non si può restringere, che non è mai univoco, lo scambio, il dialogo continuo, la reciproca comprensione tra lingue, sensibilità, prospettive diverse, può avvenire solo cogliendo la corrispondenza fra l’ esperienza e le proprie esigenze più profonde; le mie sono l’ arte e le donne.