Narrare il futuro è unesercizio comune e ricorrente. Ogni volta che viviamo il presente, pensiamo aldomani, anticipandone i giorni, le emozioni e le speranze. Se pensiamo edecidiamo di compiere una certa azione, in vista del futuro, significa che lacrediamo un’opportunità non solo per noi, ma anche per chi verrà dopo dinoi. Anzi ci prefiguriamo un orizzonte che cerchiamo di aprirci con la suaricchezza di auspici e in grado di assicurarci un avvenire migliore. Non sitratta mai di un percorso obbligato, né di destino. Ma non si può fare altrimenti.Si tratta di un itinerario della mente che ci accingiamo a compiere anche condisordine, ma pervasi dall’entusiasmo di chi si pone un nuovo limite. Alricatto dell’attualità cerchiamo di opporre, quindi,un’alternativa, che rifiuti l’oggi, che è già passato, e che ciprospetti una nuova via da seguire. I giorni che viviamo, dunque, in taleprospettiva si trasformano nelle quinte mobili di uno scenario in movimento, inuna narrazione dentro la quale costruire il nostro futuro, come singoli e comecollettività. Non ci lasciamo sorprendere dall’eventuale ripetitività dicerte scansioni del tempo che scorre in direzione di quel dopo che inseguiamo.E se anche con tono malinconico cogliamo nel futuro alcuni inquietanti segnidell’oggi, ritroviamo in tale atmosfera, senza prima e senza poi, laserenità sufficiente per comprendere gli errori del passato, oltre che lacomplessa difficoltà del presente. Di un presente che ci sfugge e che suscitala nostra ansia cosmica.
Casalino Pierluigi,3.10.2011.