Salemi: la scorta di Sgarbi

 

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 L’agente fa parte del gruppo di tutela

che segue Vittorio Sgarbi

Migliorano le condizioni

del finanziere ferito

«Sgradevoli e improprie le strumentalizzazioni»


SALEMI Migliorano le condizioni dell’agente della Guardia di Finanza (fa parte del gruppo di tutela al seguito del sindaco di Salemni) che due giorni fa è rimasto ferito da un oggetto di metallo che ha sfondato il parabrezza dell’auto su cui viaggiava assieme a un suo collega.


Vittorio Sgarbi ieri ha fatto visita all’agente ricoverato presso il Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena ed ha parlato con i genitori, i medici e i colleghi delle Fiamme Gialle.


«L’incidente – precisa Sgarbi in considerazione delle inesattezze rilanciate da alcuni mezzi di informazione - è avvenuto quando la macchina di scorta dei finanzieri non era più al seguito della mia auto privata. Non ci siamo accorti dunque di essere rimasti soli e che la macchina che ci seguiva avesse avuto un incidente.


In effetti - spiega Sgarbi - l’oggetto che ha perforato il parabrezza non ha causato alcun incidente, tanto che l’agente alla guida dell’auto della Finanza si è subito accostato verificando le condizioni del suo collega.


Non intendo rispondere – aggiunge il sindaco di Salemi - alle osservazioni di un Vice Presidente dell’Italia dei Diritti che, nel ricostruire la dinamica dell’incidente, riconosce che l’auto su cui viaggiava il finanziere non aveva le funzioni di scorta dal momento che l’uomo è stato colpito da un oggetto staccatosi da un auto che li precedeva e che non era la mia.


Quanto alle considerazioni sul «diritto alla scorta» ricordo soltanto che, non a Salemi, ma a Venezia, nell’ufficio della Soprintendenza, la scorsa settimana mi sono state recapitate due lettere di minaccia, e in conseguenza di un rischio per venerdì 17 era stato disposto un più intensivo presidio di tutela.


Trovo sgradevoli e improprie queste forme di strumentalizzazione che non tengono conto dei rischi reali – che certamente non valuto io - dopo le continue denunce, in televisione e sui giornali, della grande truffa dell’eolico che ha di recente portato al sequestro in Sicilia di un miliardo e 500 milioni di euro a un imprenditore ritenuto contiguo alla mafia»



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