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La Democrazia è schizofrenica?


Leader plebiscitari per Stati ormai impotenti. L’analisi pessimista di Francesco Tuccari

di Antonio Carioti



La democrazia è gravemente malata, soffre «di un inedito disturbo bipolare» che la sta privando della sua stessa ragione d’essere. Del «Mulino» non si può certo dire che sia una pubblicazione sensazionalista o allarmista. Ma proprio per questo colpisce la gravità della diagnosi contenuta nell’articolo del politologo Francesco Tuccari che apre il nuovo fascicolo della rivista diretta da Michele Salvati. In che cosa consiste la malattia che mina i sistemi rappresentativi? Tuccar

i la definisce «bipolare» perché presenta due aspetti in apparenza contraddittori. Da una parte c’è il crescente successo di leadership personalistiche e carismatiche, dal forte impatto sui media vecchi e nuovi, che hanno conferito all’attività politica un’impronta sempre più spettacolarizzante, con vistose venature populiste. Ma dall’altra i meccanismi della finanza globale hanno sottratto allo Stato nazionale gran parte del suo «potere di decidere», ponendolo in una condizione subalterna rispetto ai verdetti inappellabili dei mercati. Il risultato è una patologica democrazia «plebiscitaria, ma soprattutto acefala», perché governanti apparentemente forti spesso di fatto risultano impotenti, quando non si tratta addirittura di «marionette», espressione dei potenti «comitati d’affari» che pagano le loro dispendiosissime campagne elettorali. Un quadro buio, come si vede: Tuccari scrive apertamente che la democrazia «si sta volatilizzando».

Ma non tutti la pensano così, tra gli animatori del «Mulino». Proprio il direttore Salvati, che analizza in un altro articolo le innovazioni introdotte da Matteo Renzi nella vita del Partito democratico, si mostra più in linea con la teoria del politologo francese Bernard Manin (autore del libro Principi del governo rappresentativo), secondo cui avrebbe preso piede una «democrazia del pubblico», non più fondata sul ruolo centrale delle macchine di partito, ma sulla comunicazione diretta tra leadership e cittadini, con un comportamento nel complesso più fluido e consapevole degli elettori. Un’analisi che, secondo Tuccari, «non convince affatto». Si delinea dunque nella prestigiosa rivista bolognese una dialettica tra «apocalittici e integrati», per usare la famosa formula lanciata mezzo secolo fa da Umberto Eco? Un altro indizio, sempre in questo numero, sembra emergere dal confronto tra un intervento di Nicola Melloni e Anna Soci sulla diseguaglianza, in cui gli autori prospettano per le economie capitaliste un futuro di sempre maggiore iniquità, e il testo della «Lettura del Mulino», tenuta il 18 ottobre dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nella quale i cambiamenti in corso vengono piuttosto presentati come una sfida, certamente non facile, che presenta tuttavia anche opportunità positive da cogliere. Ma forse si tratta soltanto di fisiologiche manifestazioni del sano pluralismo che al «Mulino», per la verità, non è mai mancato.

 http://www.corriere.it/cultura/14_dicembre_11/democrazia-ha-disturbi-bipolari-f9583c66-8126-11e4-98b8-fc3cd6b38980.shtml

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