Dopo la prima guerra mondiale la Gran Bretagna si affermò come l'unica potenza europea di importanza mondiale. Anche prima del 1914, Londra era stata comunque una potenza mondiale di grande rilievo, anche se in quella che fu definita "l'età dell'imperialismo" la Francia, la Germania e la Russia, a loro volta, avevano contato molto. Ora, la nuova Russia era fuori d'Europa, enigmatica e lontana e, in ogni caso, alleata della crescente rivolta anti-coloniale; la Germania aveva perso le sue colonie e rinunciato alle sue ambizioni imperiali, almeno per il momento, la Francia, pur restando potenza coloniale globale, era ossessionata dalle difficoltà europee e lasciva il suo impero in secondo piano nelle dispute con gli altri. L'Estremo Oriente stava a significare come fossero cambiate le cose. Prima del 1914 c'era stato un equilibrio, da quelle parti, complesso quanto quello strettamente europeo: il Giappone aveva dovuto fare i conti con la Russia, la Germania e la Francia, oltre che con la stessa Gran Bretagna e gli inglesi potevano, di volta in volta, schierarsi con o contro il Giappone, Gli Stati Uniti ebbero, dal canto loro, una politica attiva in Estremo Oriente per alcuni anni dopo la guerra, ma fu per un periodo relativamente breve. All'epoca della crisi della Manciuria del 1931, la Gran Bretagna si trovò a fronteggiare il Giappone in Estremo Oriente praticamente da sola. Facile comprendere, quindi, perché gli inglesi si sentissero diversi dalle altre potenze europee e perché pensassero spesso di ritirarsi dalla politica europea. Ed è altrettanto facile comprendere perché il problema tedesco sembrasse soltanto un problema esclusivamente europeo. Gli Stati Uniti e il Giappone non si sentivano, infatti, minacciati da un paese che non possedeva una flotta e, apparentemente, neppure domini coloniali. La Gran Bretagna e la Francia sentivano acutamente la questione e sentivano di doverla risolvere. E immediatamente dopo il 1919 le due potenze vincitrici ritenevano che tale questione dovesse risolversi al più presto nell'ambito di un trattato di pace da applicare conseguentemente e rapidamente. E questo fu un grande errore di valutazione. Le frontiere della Germania erano già definite nel 1921, quando un plebiscito, un pò artificiosamente interpretato, divise la Slesia tra la Germania e la Polonia. Il disarmo tedesco, pur con qualche evasione (vedi l'uso del territorio e delle fabbriche russe per risalire la china, in forza dei buoni rapporti che Lenin aveva avuto con il Reich guglielmino), procedeva lentamente, ma procedeva. E per qualche anno non c'era da preoccuparsi di una nuova guerra con la Germania. Nel 1921, aldilà delle alterne vicende, una gran parte del trattato era rispettato ed era ragionevole pensare che a breve avrebbe perso in misura rilevante il peso specifico del contenzioso in causa. Si pensò che non sarebbe stato opportuno continuare a litigare con la Germania e i francesi dimenticarono, come si suol dire, Waterloo, e persino in un certo senso l'Alsazia-Lorena, nonostante le ripetute dichiarazioni di non dimenticarla. E anche dai tedeschi ci si aspettava che si dimenticassero di molte cose. Il problema restava, ma non si pensava di dover distruggere alla prima occasione gli assetti scaturiti da Versailles nel 1919. Avvenne, in realtà, il contrario.
Casalino Pierluigi, 10.12.2014
Casalino Pierluigi, 10.12.2014