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Il grande gioco dell'Afghanistan

ll  Grande Gioco per l'Afghanistan è datato e non comincia solo nel XIX secolo tra le guerre di influenza tra Russi ed Inglesi, ma risale all'epoca di Alessandro Magno per arrivare, attraverso i secoli, alle schermaglie tra potenze diverse, protagoniste di volta in volta di questo teatro risolutivo per gli equilibri mondiali. La prima Russia sovietica si schierò dalla parte del governo afgano che puntava al progresso e alla modernizzazione del Paese, mentre gli inglesi sostennero i ribelli tradizionalisti, denunciando, per ovvi interessi strategici, il processo in atto come un attentato alla religione islamica. Circostanza che suscitò reazioni sproporzionate al compito lodevole che il sovrano afgano stava promuovendo. La storia dei rapporti tra l'Afghanistan e le Grandi potenze dal 1914 al 1947, dunque, fanno riflettere sulle ragioni della stessa presenza italiana e degli altri partners della NATO in quella regione. Una lettura, anzi una rilettura, improntata alla storia e alla geopolitica è in grado di rispondere agli interrogativi che ci si pone di fronte a quel lontano Paese. Come si diceva, l'Afghanistan ha costituito sin dall'antichità il crocevia dell'Asia Centrale e il ponte naturale tra Medio Oriente e Subcontinente indiano (e per l'India l'Afghanistan è considerata ancora terra indiana). A causa di questa straordinaria posizione strategica, quindi, la "Terra degli Afghani" è stata sempre un campo di battaglia, di conquista e di competizione politica per Greco-macedoni, Persiani, Turkmeni, Unni, Turchi, Mongoli e infine Inglesi, Russi e ora altri Occidentali. Gli aridi altopiani afgani divennero, dal 1813 ai primi del Novecento, il terreno del Great Game (Grande Gioco, appunto), disputato da agenti segreti russi ed inglesi, la cui posta era il possesso del British Empire (India britannica che comprendeva anche il Pakistan e l'odierno Bangla Desh e paesi limitrofi). Quello che i Russi soprannominarono "Torneo delle Ombre", come si diceva a San Pietroburgo, fu un conflitto a bassa intensità combattuto prevalentemente con le armi dello spionaggio, dell'intrigo, della corruzione. Una guerra dunque senza volto, che termina solo nel 1907, con l'intesa raggiunta tra l'impero zarista e quello britannico, costretti dagli eventi ad allearsi contro la crescente potenza della Germania guglielmina, che non nascondeva le sue aspirazioni mondiali. Il conflitto globale, iniziato nell'agosto del 1914, segnò una ripresa del Grande Gioco. Lawrence d'Arabia, turchi e tedeschi si affrontarono su quel territorio in un nuovo confronto: tedeschi e turchi raggiunsero l'Afghanistan nel tentativo di fare della regione l'avamposto dell'offensiva di Berlino e di Istanbul verso l'India. Nel primo dopoguerra furono il Terzo Reich e la Russia di Stalin, ma anche l'Italia fascista, ad investire ingenti risorse finanziarie ed umane per conseguire il controllo de Paese asiatico. L'Afghanistan avrebbe dovuto divenire la base per Hitler, Stalin (soprattutto dopo il Patto Molotov-Ribbentrop) e Mussolini, da cui far partire l'assalto all'impero britannico in India e in Asia Meridionale. A seguito infatti dell'alleanza nazi-sovietica, gli stati maggiori delle due potenze decisero di pianificare per il 1940 l'invasione dell'Afghanistan. Con il voltafaccia tedesco e l'aggressione alla Russia nel 1941, il progetto congiunto fu ovviamente accantonato, anche se Hitler accarezzò ancora per tutto il 1943 l'idea di fare del territorio di Kabul un protettorato tedesco, premessa per un'invasione nazista dell'India. I tedeschi, ma anche gli italiani, cercarono di sollevare l'Islam contro Londra. Risparmiato, tuttavia dal conflitto, grazie alla sua neutralità, l'Afghanistan, fino al 1944, restò il teatro di un'altro "Torneo delle ombre", che vide la comparsa sulla scena di altri ambiziosi protagonisti, come il Sol Levante e la Superpotenza a stelle e strisce, entrambi propensi ad accattivarsi i messia islamici del momento e i capi tribù (come avverrà con l'invasione sovietica dal 1979), per raggiungere i rispettivi obiettivi strategici. Questa partita, dopo il decennio dell'occupazione russa, il regime teocratico e fanatico dei talebani, l'intervento americano ed occidentale nel 2001, continua e coinvolge, indirettamente anche l'Iran, che ha comuni radici linguistiche con la maggior parte dei popoli afghani. Nessuno, in fondo, vuol lasciare la zona e se è vero che oggi USA, Europa e altri sono di nuovo in mezzo al Grande Gioco, è perché la centralità di questa area resta fondamentale. In un colloquio con l'ambasciatore britannico a Kabul, Andrea, Duca di York, figlio della Regina Elisabetta, ebbe a dire nel 2010:"USA, Europa e noi inglesi...siamo nuovamente nel Grande Gioco e ci resteremo fino a quando non avremo vinto tutto l'oro della puntata...".Casalino Pierluigi

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