L'alto concetto attribuito da Machiavelli all'intellettuale e alla sua funzione nella cosa pubblica testimonia l'importanza che, secondo l'autore de IL PRINCIPE, riveste questa attività nella gerarchia sociale. E tale gerarchia sociale si fonda proprio sul contributo di ognuno "al bene e all'onore del genere umano". Il rapporto tra intellettuale e potere ripropone l'eterno dilemma che vive in Aristofane e in Seneca, se pur con un diverso e più intenso senso critico, che fanno di Machiavelli il più moderno degli studiosi della politica e della sua relazione con la società civile, i suoi diritti e i suoi doveri. La passione politica che anima Machiavelli lo rende parte integrante della Firenze repubblicana, nonostante il suo ruolo istituzionale in seno allo Stato: circostanza quest'ultima che non lo sottrae ai contraccolpi derivanti dalla caduta della Repubblica e alla restaurazione medicea. Nonostante la sua palese volontà di servire Firenze, aldilà delle sue stagioni politiche, gli viene rinfacciata la sua compromissione con il passato regime. Destituito di ogni sua funzione amministrativa, viene perseguito dal partito mediceo, per poi essere liberato su intervento di Giuliano de'Medici, che aveva frequentato in gioventù, prima della cacciata dei Medici dalla città nel 1494. Deluso di non poter più assumere alcun incarico nella Firenze medicea, Machiavelli si ritira a vita privata ed esprime con una lettera a Francesco Vettori, ambasciatore fiorentino in Vaticano, il suo disappunto per non poter, come molti altri fiorentini, recarsi a Roma dal nuovo Pontefice, Giovanni de'Medici. per chiedergli "se il Papa è in casa". In tale lettera Machiavelli getta le linee della sua opera maggiore, IL PRINCIPE, che egli dedicherà al Papa di Firenze, e così ricca di articolate e profonde osservazioni sul fare politica, oltre che di riflessioni acute sull'attualità. L'anima dell'analista, ma anche del critico non riescono,peraltro a nascondere la sua ansia di servire il potere, dopo l'interruzione forzata della sua carriera. Se da un lato in questa considerazione Machiavelli ci sconcerta e ci disorienta, dall'altro riesce a farci leggere con chiarezza il suo pensiero. Cortigiano forse suo malgrado, tuttavia, Machiavelli, recupera il suo precedente impiego ed ha così l'occasione di dimostrare quanto grande sia il valore della sua visione politica e della sua capacità di interpretare i fenomeni del potere. La condizione dell'intellettuale viene da lui illustrata con decisione, senza manifestare asservimenti indecorosi. Un pò come fa il Guicciardini, che supera il proprio "odio verso i preti", finendo per servire il governo della Chiesa, mettendo a fuoco in tale suo incarico la rilevanza della sua lezione politica. Mentre Seneca e Thomas More sacrificano la vita nel nome della libertà, Niccolò Machiavelli si pone in una luce diversa: e non è certo, infatti, per quel cinismo di cui accusato dagli antimachiavellici che ci spiega con maestria i meccanismi inossidabili del potere, descrivendoceli dall'interno. Mettendo da parte le innegabili preferenze e le sensibilità, l'intellettuale di Machiavelli dissente, ma, al tempo stesso, comprende quanto sia irrinunciabile il desiderio di condividere le sorti della vita pubblica, regalando ad essa l'esperienza maturata, sotto opposte bandiere, nella gestione degli affari dello Stato, ora incarnato dal nuovo Principe.
Pierluigi Casalino, 20.06.2013