Estetica e turismo: a Ferrara amano i flop recidivi Iberici?

Forza Diamanti. La punta solida e più rappresentativa di Ferrara nel mondo o nell’immediato intorno sono i Diamanti. Cioè le grandi mostre organizzate dalle gallerie civiche d’arte moderna e contemporanea. Dopo l’Antonioni di primavera è in programma il Francisco de Zurbarán dell’autunno-inverno, cioè dal 14 settembre al 6 gennaio: smagliante, mistico e realista pittore iberico.

Per stagliarlo nella storia dell'arte la direttrice delle gallerie, Maria Luisa Pacelli, ricorre a un paragone veloce: è il Caravaggio spagnolo. Le riproduzioni dei dipinti che viaggiano su cd narrano una straordinaria spedizione del colore che si combinerà alla nuova avventura di Ferrara con questo "artista ospite" che con la nostra città nulla c'entra o c'entrava. Probabilmente una delle formule magiche dei Diamanti sta proprio qui: il soggiorno e la rappresentazione dell'internazionalità nella dimora rinascimentale di corso Ercole I d'Este. Buona l'idea di esporre contemporaneamente al diocesano alcune pale del grande Cinque e Seicento ferrarese, transfughe dalle loro sedi a causa del teremoto. Un dialogo a distanza: là la Spagna egemone, superpotenza, controriformista. Di qua Ferrara senza più gli Estensi in una nuova connotazione geopolitica. La Pacelli illustra e commenta il progetto dentro l'officina culturale cittadina, e lancia Matisse per la primavera prossima.

La crisi economica che non finisce più, l'esito lungo del terremoto, la modalità esaurita delle grandi mostre. Non è un gran bel panorama per produrre cultura. Ferrara come si colloca, qual è il suo stato dell'arte?
"Mi pare che Ferrara abbia affrontato la congiuntura della crisi e del post terremoto dimostrando coraggio e capacità di reazione. Nell'autunno scorso è stato presentato a Roma il programma degli appuntamenti culturali dei successivi 12 mesi, "Ferrara vive", che, tra le altre cose, elencava iniziative come il concerto diretto dal maestro Abbado, che ha celebrato la riapertura del Teatro Comunale, la mostra delle collezioni delle Gallerie d'Arte Moderna chiuse per inagibilità, il Festival di Internazionale. La tempestività di questa conferenza stampa e la qualità delle proposte ha avuto il merito di lanciare un segnale preciso, che ha colpito i giornalisti, e che per questo è stato raccolto e rilanciato sulla stampa nazionale. Infine, per quanto riguarda le mostre, i dati nazionali sui visitatori mostrano una tendenza indubbiamente preoccupante, penso tuttavia che Palazzo dei Diamanti abbia qualche carta da giocarsi, visto che ha sempre proposto un programma che si basava in primo luogo su un progetto culturale e non sulla logica dei "grandi eventi"".
In una situazione globale e nazionale così poco incoraggiante come si fa a ideare, allestire e gestire una mostra internazionale? È un'impresa difficilissima o ancor più motivante?
"L'aspetto più difficile è riuscire a coniugare progetti di qualità e respiro internazionale - come quelli che hanno caratterizzato la storia di Ferrara Arte dalla sua nascita - alla loro sostenibilità economica. Rispetto al passato, i finanziamenti che abbiamo a disposizione sono più limitati, com'è naturale che sia in un frangente economico come quello che stiamo attraversando. A ciò si aggiunge il fatto che, per la medesima ragione, ovvero la crisi, i musei a cui vengono richieste le opere in prestito sono sempre meno propensi a concederle a titolo gratuito. Infine va tenuto presente il calo dei visitatori, stimato su scala nazionale intorno al 30%, che ha come esito una minore capacità di autofinanziamento delle iniziative. In sostanza è un'impresa molto complicata…".
Ferrara ha una marcia in più? E qual è? osservando le propulsioni culturali ed espositive che nelle città a medio e corto raggio vanno decrescendo.
"Nel settore delle mostre Ferrara ha una tradizione antica, ciò significa esperienza, una professionalità consolidata, rapporti internazionali, buona reputazione e la consapevolezza che bisogna farsi venire delle buone, anzi ottime idee. Per quanto riguarda la decrescita non sono d'accordo, mi pare che il sistema abbia tenuto di più e soprattutto meglio rispetto a città che possono contare su ben altri mezzi e sostegni da parte dei privati. Tanto per fare un esempio, la piccola ma significativa esposizione di opere del Seicento provenienti dalle chiese terremotate, organizzata da Ferrara Arte e dal seminario arcivescovile di Ferrara, che presenteremo in concomitanza con quella dedicata a Zurbarán, non mi sembra proprio un segnale di arretramento".... C
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