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Maurizio Ganzaroli Dream's Surrealism (part II)

Dalì e Man Ray che lo fotograferà centinaia di volte, ispiratore ed ispirato diventano vicendevolmente uno o l’altro, in un gioco surreale che soltanto il filo illogico dei sogni possono tessere, tra ombre ed impossibili equilibri, svagata meraviglia per l’anima disincantata.

Gli scacchi, altra forma di simbolismo che associa il gioco più antico e complicato del mondo, dove l’intelligenza è l’unica forma di requisito richiesto per la vittoria o la sconfitta, l’unico gioco dove la fortuna non serve, e la sconfitta non avviene perché si gioca male, ma perché la persona che si ha di fronte eccelle in un tipo d’intelligenza, che potrebbe anche essere di norma la stupidità.

L’apertura mentale è obbligatoria per un gioco che va al di là dei confini delle tre dimensioni, ma affrontano anche al quarta e la quinta, lo spazio ed il tempo, e dove le proiezioni del proprio essere diventano molteplici, così come in questa scacchiera dove ci sono ombre che si formano da più lati, così il sogno deve essere visto sotto molte forme per poterlo chiarire, scoprire e cercare se non altro di renderlo personale e trarne un messaggio.

L’ora del risveglio, quella più fantasiosa che raccoglie i pezzi dell’incoscienza e della concretezza nello stesso spazio, così come l’uomo che sogna e vicino ad una scacchiera simbolo concreto della lotta per la vittoria, sulla e nella vita, e le labbra di donna che volano, che ancora cercano di allontanarsi in un cielo del tutto irreale a cercare un bacio, a cercare quella concretezza che l’uomo gli dà nella realtà, ma che non riesce a cogliere perché già nello stadio del risveglio che tutto fa svanire nella nebbia.

A volte i sogni bisogna prenderli per quello che sono, senza cercare di trarne chissa quale vaticinio o messaggio, come in questo “ sogno di una tigre causato dalla puntura di un’ape” titolo lunghissimo che racchiude le motivazioni che hanno spinto Dalì a dipingere in questo modo, dopo che il dolore della puntura di un’ape lo aveva risvegliato dopo essersi assopito all’ombra di un albero.

"Qui" si raccolgono decine di simboli tutti assieme che non devono per forza essere analizzati o sintetizzati ma visti per quello che sono, immagini bellissime e visioni.

Il melograno simbolo religioso, il frutto che in molte religioni sarebbe il vero frutto che Eva fece mangiare ad Adamo, il frutto che rappresenta Dio per gli ebrei e quel frutto così complesso poiché all’interno di esso racchiude decine di altri frutti ma anche i semi per altre piante, il frutto che racchiude la legge cosmica della causa ed effetto.

Il pesce vorace animale creato da Dio, che cerca di sbranare un animale molto più grande e feroce di lui, la tigre che fugge ed attacca insieme una tigre più piccola che con un’arma vuole attaccare la donna distesa.

Un simbolo fallico rivolto verso la creatrice del sogno stesso, che sviluppa il suo mondo onirico a sua piacimento, e che accanto a se ritrova il melograno da cui è partito tutto.

L’elefante sullo sfondo è il simbolo della possanza e della pesantezza quasi come gli ippopotami di Dysney nella danza delle ore, poiché questi elefanti sono sorretti da gambe lunghissime e sottilissime simili a quelle dei ragni.

Tutto è senza gravità. Perché nel segno la fisica perde ogni tipo di senso e regola.

La persistenza della memoria, non perdere ciò che il sogno ci ha dato, il cercare ed il fallire nell’estremo tentativo di non alterare il ricordo e di non farlo diventare qualcosa d’instabile e molle.

 "Qui" i significati del sogno diventano più complessi perché a volte il sogno per non dare traumi, o proprio perché se ne subito uno, altera i simboli facendoli diventare qualcosa di diverso, ma che richiamano la realtà così l’albero che è il simbolo della propria stabilità sociale ed emotiva, che nasconde dentro di se, dei cassetti in cui sono racchiusi i simboli cardine della stabilità umana:

la sfera, cioè la nascita personale fisica e creativa, mentale ma anche la crescita o la nascita di un altro essere vivente sia esso bambino o idea artistica, poco importa è il nuovo che colpisce e rapisce il cuore del soggetto; poi proprio sotto ecco la casa, il focolare, il rifugio da tutto ciò che non vogliamo ci tocchi, quell’ultimo porto a cui approdiamo sempre e che non vorremmo mai lasciare, da cui ci allontaneremmo volentieri, ma che ci manca subito dopo.

 

Il riflesso invertito, dove un uomo vede se stesso di schiena, proprio come capita nei sogni, dove siamo contemporaneamente all’interno del sogno, ma anche al di fuori come fossimo spettatori di noi stessi ed osservatori di noi e degli altri.

Così il riflesso dello specchio e del sogno viene ribaltato al punto da chiedersi se quello che noi crediamo sia la realtà, non sia il sogno e viceversa, come in immenso “Alice nel paese delle meraviglie”

http://lasinorosso.myblog.it/archive/2013/01/25/maurizio-ganzaroli-dream-s-surrealism-novecento-duemila.html

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