Gio Ponti postfuturista


Più che il cosiddetto buon gusto... conta per noi il gusto: che è voglia di amare e di conoscere, sangue nelle vene, vita appassionata, entusiasmo!», scriveva l’architetto Gio Ponti nel 1933 e aggiungeva: «Rendi qualcosa meraviglioso!». E questo realizzò, nel corso della sua lunga vita (1891-1979), nel tentativo (riuscito) di condividere con i figli, la moglie Giulia e la numerosa famiglia degli amici quello stato di gioia, quell’esuberanza progettuale che hanno caratterizzato sessant’anni di pura creatività. Una verve e una curiosità inesauribili, che lo spingevano a provare la sua mano quasi su tutto, dalle arti decorative alle architetture, al design domestico, ai giornali (ha fondato Domus nel 1928), dalla poesia alla pittura. Un talento multiforme: nel design delle splendide ceramiche, per Richard Ginori (1923-1930); con la linea Murano glass ideata per il maestro vetraio Paolo Venini; nei costumi e scenografie per La Scala di Milano; con i tessuti per Rubelli; con il sodalizio con Piero Fornasetti nel design da ufficio e dei Casinò...C

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