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L'estetica transumanista in Italia: letteratura e dintorni

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Roby Guerra, L'estetica transumanista, 2011 (Futurist Editions on line- LLF AIT)
 
*estratto  Letteratura e Dintorni
 

Letteratura e dintorni


Nel regno del Verbo e della Parola, sembra arduo, in Italia, per la sua storia quasi metafisica, letteraria, mappare qualche input transumanista, nonostante il futurismo e poi le stesse neoavanguardie anni 60/70, da Sanguineti eccetera. Invece, come sempre, è questione di coraggio revisionista, come dovrebbero fare gli storici, e futuribile, come anche un Eco, nel secondo novecento ha certamente suggerito quale prassi diversa, rispetto alle amputazioni in nome di Gramsci (ben poco rispettato...) ideologiche ben note.


Paleoumanesimo, defuturizzato - speculare quello pseudogramsciano - dalla sempre eterna apologia crociana, reo principale, con il suo celebre parassioma contro la scienza, bollata come mera macchina strumentale senza profondità flosofica ed etica... Un'aberrazione già nel primo novecento in Italia, mentre la Terra si riproduceva quasi nella società attuale tecnoscientifica! Un'aberrazione ripetuta come in un manicomio psicotico perpetuamente e tutt'oggi, da certa Intellighenzia e da certa Didattica, dall'asilo all'università, nonostante lo sbarco sulla Luna, l'informatica e le biotecnologie!


Tuttavia già i manifesti sulla letteratura futuristi, guarda guarda, e molti poeti e scrittori seguaci di Marinetti, non solo due o tre che le antologie scolastiche si degnano di citare, indicano un patrimonio congelato da rianimare, embrioni se non corpi prontissimi, ne siamo certi, ad adattarsi al XXI secolo transumanista.


Concetti come simultaneità, dinamismo, parole in libertà, senza fili, chimismo/lirismo matematico., elettricità sessuale (tattilismo), parola o vocabolario se non dizionario tecnico-scientifico, ecc., sono non solo poi stati riscoperti ed ampliati dalle -nel secondo novecento- "moderne" linguistica e semiotica, ma dalle cibernetiche tout court.


Sperimentate letterariamente non a caso dalle neoavanguardie, ancora lineari o alineari dei vari Sanguineti, Zanzotto, Balestrini, Conte, Luzi, Ruffilli, fino alle dislocazioni già totali di Spatola, Pignotti, Minarelli, Perfetti, poetico visive e-o sonore cosiddette: tutte cifre letterarie o della parola, per giocare a fare i tecnici/critici, già esplorate – spesso- con esiti- in senso pretransumanista, ancor oggi più convincenti, sebbene, ovvio, con scansioni fatalmente più intuizionistiche, che analitico-logiche o " cibernetiche"- dai vari Marinetti..., Palazzeschi, Govoni, Buzzi, Folgore e tanti altri, fino allo stesso già concreto...Belloli eccetera.


E il medium messaggio sempre quello, lo zero della sonda attuale transumanista cosiddetta: l'estetica della macchina, oggi del computer, se si vuole, in ogni caso dell'Artificiale (Virtuale!).


Pure il miglior novecento letterario che comunque spesso attraversò il futurismo rivela tracce, in ipotetici esami del sangue o elettrocardiogrammi (tanto per non dimenticare il sacro Cuore ipersensibile dei letterati nazionali), indelebili, piaccia o meno, nei vari Ungaretti e Campana, anche in certo Montale per certa cifra glaciale, a parte certa saggistica sulla scienza, oggi, forse più godibile e lungimìrante della sua troppo unanime esegesi postmortem.


Si pensi invece ai pur onorati geni di Rimbaud e Baudelaire, ancora perturbanti. Per non parlare delle controversie che – non per caso, persistono su autori prossimi almeno per lo spirito a quest'ultimi, quali lo stesso Marinetti, Pound, Celine e tutta una razza letteraria (più per le idee spesso che per i paradisi artificali) quasi a sé, facilmente identificabile fino ai giorni nostri.


Ebbene, Jung e la sua straordinaria teoria degli archetipi ci soccorrono eccome nel captare, radiografare certa cifra o parola prototransumanista, applicando con il suffisso non molto simpatico, certo principio di precauzione così di moda...


Come nella musica, lo stesso Wagner è tacito, certa tensione, slancio superumano, al di là del bene e del male, della vita e della morte (Vivere pericolosamente, sfdare la morte non proclamò lo stesso D'Annunzio?) è forse l'iper o micro (ma organico...sic!) significante, meglio simbolo, archetipo , vero e proprio DNA immaginario della poetica visionaria e rivoluzionaria del novecento intero, in particolare del primo novecento, matrice futurista, protofuturista, tardo romantica o meno.


Ecco gli esperimenti segreti primordici, persino ai poeti, transumanisti, di potenziamento psichico ancor prima che fisico! E tutta la generazione scapigliata dei vari Tarchetti, altro che nichilismo e pericoloso istinto di morte, certamente altre valenze...


Quando, poi, più vicino a noi, alcuni scrittori scienziati anche d'area (ad esempio proprio Campa) riscoprono un Ippolito Nievo futuribile, o il solito McLuhan proclama Dante e Shakeaspeare, con inaudite amplificazioni (molto junghiane invero) precursori l'uno dell'elettricità, l'altro addirittura di una Cybergaia (o Internet nella sua Anima insospettabile, le parole possono anch'esse clonarsi e reinventarsi...), ecco che certa impresa "transumanista" nella Parola, disvela orizzonti impensabili, non circoscrivibile solo ai tempi moderni e oggi postumani.


Tempi net-umani? Come detto in Italia i nuovi futuristi son prossimi ai transumanisti, inclusi i cosiddetti connnettivisti, certa new wave fantascientifica italiana. Appunto: chi scrive è almeno nell'ambiente accreditato come il poeta neofuturista più significativo di fine secondo novecento, inizio duemila, quasi un clone -aggiornato- neomarinettiano e futurista storico, in modulazioni anche video e o sonora... dopo le neoavanguardie degli anni '60, 70, 80..


E proprio Ferrara, forse, la città dell'Ariosto e di Corrado Govoni, è microcapitale consolidata di certa letteratura neofuturista e potenzialmente transumanista: a parte chi scrive, soprattutto Giovanni Tuzet, anche ai vertici come critico letterario e analitico del movimento futurista, Maurizio Ganzaroli, Filippo Landini-anche video poeti- il minimalista Riccardo Roversi, Lorenzo Mazzoni, il dinanimista stesso Zairo Ferrante, le scrittrici Gaia Conventi e Sylvia Forty, già anche (vedi il progetto Nuova Oggettività a cura di Sando Giovannini, Stefano Vaj e altri) di valenza ben nazionale e prestigiosa.


All'orizzonte ci sono inoltre i poeti con la p (ma rivoluzionaria) minuscola nativi digitali nano o netfuturisti o postletterari: ad esempio Marco Raimondo, Stefano Balice, gli stessi Andrea Leonessa, Dario Lapenta, Benny Nonasky, Marco Nuzzo.


Oppure- e da decenni protagonista e oggi raro critico d'area futurista aggiornata persino alla "teoria del tutto" postmoderna e ciberculturale estrema e superpop, Vitaldo Conte: gli stessi ancora, extrafuturismo, postavanguardia - ma in certa sinergia postumana, anche paradossale, urfuturistica ante litteram Sandro Giovannini e l'ex gruppo Vertex, ... (E nomi sempre optional, in una trottola anagrafica che – se l'editoria italiana non fosse un mausoleo di pennivendoli spesso al massimo d'artigianato- domanderebbe per la mappatura persino impronte digitali e la Polizia scientifica prestata agli storici dell'arte...).


Tutti scrittori outsider, fuori dalle varie caste letterarie dei Premi telecomandati. Più noti, ma messaggeri di parole meno in libertà, per le solite autocatene ideologiche, il laser può anche illuminare certe recente generation Wu Ming, Luther Blisset, chiunque siano... certa stessa noir erotica generation ( le celebri Isabella Santacroce, Simona Vinci, eccetera eccetera), nuovamente il desiderio almeno inconscio di sconfiggere la morte.


Quantomeno come indizi, battiti d'ala di farfalla in dinamiche ovvio, più ci allontaniamo dal "centro" postfuturista", se si vuole aleatorie (ma siamo scienziati sul campo, non geometri greci...).


Il campo, per la Parola, in certo concretissimo senso, è più vasto: la musica elettronica che in tutte le sue variabili preme verso nuovi valori estetici sonori del nostro tempo, è oggi di massa. La letteratura elettronica, in Italia, neofuturistica, resta una elite, una nicchia....


ll mondo stesso nel suo divenire diventato un villaggo elettronico (o una città planetaria, se non spaziale.... dove girano le macchine -satellliti... bombole ad ossigeno quasi degli umani?) mette in discussione il futuro della Parola e della Letteratura stessa, forse prima o poi sostituibili con nuove forme di comunicazione anche orale (il binario e gli sms o le chat sono già la lingua volgare nascente informatica e transumanista?) ed estetiche ( se non oltre le residue liquide categorie stesse, verso magari nuove arti totali, senza le microfrontiere di genere classiche, esito della nascente ciberciviltà – come vagheggiavano...i futuristi! (e anche altre avanguardie storiche o meno).


Tuttavia, parola e poeti narravano già prima della Civltà del Libro o di Gutenberg o dei Letterati: si confonde in giro, in Italia, in particolare, la morte di una macchina (sic!) Stampa e Libro con la Parola, destinata comunque, semplicemente alla... Mutazione, a uploadarsi in altre Macchine e Medium, elettroniche, digitali e chissà che altro. E tale processo non ricorda forse qualcosa, certo nuovo zeitgeist transumanista?


Infine, abbiamo accennato a certa science fiction italiana recentissima, cronaca live: ebbene, i vari Connettivisti, alcuni già vincitori del prestigioso Premio Urania, sono interfacciati anche con i Transumanisti. Scrivono su Divenire e partecipano ai convegni o recensiscono libri specifici o d'area sul Corriere della Fantascienza, la più autorevole rivista del genere.


Verso, Battisti, Milani, De Matteo, Kremo Baroncinj, lo stesso Brugnoli ed altri attestano certamente una nuova parola italiana (e al passo con il postcyberpunk internazionale) anche transumanista.


Non ultimo hanno concretizzato almeno nel'avanguardia, finalmente, una via italiana per la fantascienza. Consapevoli anche di certo intreccio con il Futurismo, in contro-luce illuminano anche altri input almeno prototransumanisti e anche prestigiosi. Tutta la matrice futurista, infatti, era fantascienza: manifesti e opere, ad esempio Viaggio al Pianeta Marte di Enzo Benedetto (anni 30!).


Come evidenziato dallo stesso Francesco Boco in Divenire 3, già Mafarka il Futurista di Marinetti, proiettava vagiti che arrivano persino ai Super Robot giapponesi, ai Transformers e Terminator... al Cyborg. Di rilievo nella letteratura italiana di fine novecento le analisi stesse dei vari Renato Giovannoli (del giro di Eco) o dello stesso De Turris.


Con una ciliegia finale: anche se edulcurato in mero Fantastico, un certo Calvino – si veda oltre alle opere- il suo saggio tutt'oggi pre-transumansta- Cibernetica e Fantasmi- attraversa senz'altro la nuova poetica postumana...


http://futurismo2009.myblog.it/archive/2011/12/05/l-estetica-transumanista-in-italia-by-roby-guerra.html
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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