Il vento solare investiva la piattaforma estrattiva, facendo gemere il metallo corroso. I supporti equilibranti erano ormai fuori uso e i tralicci irrigiditi minacciavano di cedere da un momento all’altro. Gwarea lottava disperatamente per conservare un po’ di ossigeno all’interno del magazzino diroccato, sforzandosi al contempo di riscaldare il corpicino di suo figlio, ormai cianotico e denutrito.
L’esplorazione del continente desertico di Zotique, sei gradi a sud dell’equatore leisade, si era rivelata una pazzia e Gwarea, fin da bambina, alla follia ci si era legata a doppio giro. Insolente, ribelle, ipoconnettiva e intellettivamente subdotata, già nella prima infanzia aveva manifestato segnali sconfortanti. I programmi didattici su di lei avevano scarsa presa, l’elaborazione del pensiero estrusivo pareva atrofizzata, la psicoinduzione si rivelava spesso infruttifera.
Durante l’adolescenza le sue inclinazioni furono ancora più evidenti, non partecipava alle sessioni comuni d’apprendimento, rifiutava di prestare servizio formativo presso gli opifici di Redeanù e sovente trasvolava fino ad Altasia, dove soleva intrattenere avventure sentimentali con dei giovani di rango elevato....
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