Numeri parapitagorici ferraresi

 


NUMERI

 

Un libro del Pentateuco è chiamato Numeri perché prescrive considerazioni numeriche relative a censimenti ed altro. Nonostante le limitazioni contabili derivanti dal non aver ancor inventato lo zero e la numerazione posizionale, il plurimillenario testo biblico non può esimersi dal precisare grandezze. Ne deduciamo che il Comune di Ferrara non è uscito dalla fase ante biblica, vista l’attitudine a procedere senza sapere su quali entità numeriche contare. E’ il caso, per esempio, della tassa di soggiorno per racimolare dai turisti i due milioni di euro necessari ad allestire un paio di mostre annuali (senza le quali “Ferrara Arte” è indispensabile come un negozio privo di merci). Su quanti turisti è applicabile la tassa di soggiorno? Non si sa. Fossero 50.000 (cifra massima presumibile visto il marketing attuale), la tassa minima sarebbe di 40 euro, un filtro selettivo per turisti milionari. La scanserebbero solo i turisti accolti da alberghi esentasse fuori Comune.

Altro caso, salito recentemente agli onori della cronaca, è la distanza fra un chiosco e la cinta muraria, inferiore ai 300 metri di legge ma superiore di un buon 300% agli 8 metri che separano un condominio a forma di bunker da un baluardo della stessa cinta. Il Comune, sapendo contare a modo suo, ritiene quegli 8 metri un’equa distanza, equivalente ai 300 metri di legge.

Non parliamo poi dei numeri relativi ai chilometri aggiuntivi che annualmente i ferraresi dovranno percorrere per andare all’ospedale di Cona: di fatto saranno multimilionari (un eldorado per i distributori di carburante), ma per il Comune neppure esistono, visto che si sta meditando di aggiungere alle altre patacche sulla carta intestata anche il logo “filiera corta”. Non è da trascurare pure il numero relativo agli inquinanti presenti nella nostra fonte idrica chiamata PO: quanti siano di preciso non si sa, ma è certo che superano il milione di sostanze. Il paragone con le poche decine di sostanze monitorate per legge è shockante, ma non per sindaco e giunta, e neppure per i medici della maggioranza consigliare che li sostengono, certi della purezza delle acque e, soprattutto, sicuri che a differenza dei farmaci la sinergica influenza fra diverse sostanze dannose fatte ingurgitare alla gente non provochi mai danni. E’ comprensibile che siano così sicuri: il calcolo combinatorio che svelerebbe l’enormità numerica delle mescolanze da testare esige l’uso dei fattoriali. Strumenti sconosciuti alla matematica pre-sumerica. A questo punto non si può fare a meno di menzionare anche il Numero d’Avogadro, senza il quale il farsi opinioni verosimili sull’acqua potabile è arduo come cercare il Sacro Graal. Chissà se l’assessore all’ambiente lo usa abitualmente? Forse no, date le attitudini comunali ante bibliche quali le esoteriche fonti di finanziamento preferite, che oltre alle tasse di soggiorno, e pedaggi sui ponti che immagino vedremo presto, fatalmente subiscono l’attrazione per la finanza creativa dei derivati (scommesse su scommesse di qualcosa che sarà). I gestori migliori di simili prodotti rifilati sono sempre stati i formulatori di vaticini. Una volta li chiamavano indovini, astrologi, auruspici, ecc. Credo che in Comune oggi li chiamino assessori alle finanze.

Infine c’è il fatidico, crescente, Numero delle Poltrone. Trattato anche questo biblicamente: “… più numeroso della sabbia che c’è nel mare..”. In pratica, non si sa. Non è numerabile, avvolto nel mito.

 

Paolo Giardini