Franco Cavazzini- Xibalbà Tra Castaneda e Ferrara nel mondo

Nello specifico, rispetto al Maestro, la scrittura e le atmosfere, stratosfere, del nuovo talento ferrarese, risultano più fredde, europee e meno esoteriche: sorta anche, dislocato nel tempo e nello spazio, di diario interiore e dell'Anima, forse autobiografico pur appunto trasfigurato e immaginario.

E pagine anche, ad un certo punto, squisitamente ferraresi, laddove il protagonista, nato in Messico da emigranti della città estense (primo novecento), ritorna, anzi sbarca, quasi per caso, dopo un viaggio in Italia, nella città degli antenati, e per qualche strano ricordo d'infanzia irresistibile, per un certo periodo, l'ultimo della propria vita, come si vedrà, decide di fermarsi.

Nella passeggiata prolungata ferrarese, il protagonista, Juan..., vive quasi in conflittuale ma perfetta solitudine, con la cara compagnia di un cane nero, conosciuto nella golena del Grande Fiume Po che abbraccia Ferrara e periferia. In pieno centro storico, dove Juan cristallizza e memorizza la propria esistenza, piena di eventi e globalmente dolorosi, eppure sempre come firmati da una X misterica e ammaliante che trae origine proprio dal celebre “occultismo” o antica magia archetipicale del Messico e l'epopea dei Maya, Aztechi..

Ferrara, scettica per ..RNA.., delude il protagonista, il suo figlio d'oltreoceano tornato, persino lui, nonostante mezzo sangue ferrarese, nonostante la bellezza indubbia dei suoi monumenti e reliquie storiche, percepito (e autopercepito) comunque come uno straniero... La celebre magia di Ferrara, tuttavia, in certo modo s'interfaccia con il Juan ferrarese-messicano: materializzandosi in uno strano

personaggio che narra all'oriundo privo di radici, la leggenda storia del Mago Chiozzino, forse lo stesso Chiozzino, alchimista folle, ma scienziato d'altri tempi....

Tacitamente, Juan torna sui suoi passi: già ammalato, ritorna nel villaggio messicano, dove, a modo suo, proprio nella fontana centrale dove giocava da bambino e ascoltava il respiro zampillo delle leggende Maya- e dove continuano a giocare i nuovi bambini, scopre finalmente Xibalbà, il luogo mitico e segreto, secondo il folklore o la mitologia centroamericana, dove per incanto il puzzle si ricompone, in una catarsi dominata da una specie di sublime quiete dopo la tempesta della vita terrestre...

Epilogo peraltro ambiguo: Xibalbà pare la fine terrena di Juan, tuttavia bravissimo Cavazzini a narrarla come un probabile crisalide, quasi naturalistica, ecopoetica, dall'Inverno... alla nuova nascente Primavera... esistenziale.