Alberto Bullado La breccia di Porta Pisapia

UNA DOVUTA PREMESSA. Pisapia & Co, vincono, anzi, stravincono. La “meglio Italia manda a casa Berlusconi”, spazza via la sua ombra e dei suoi scherani alla stregua di un fiato pestilenziale per abbandonarsi all’epifania di piazza. Esticazzi, verrebbe da dire, primo perché Conaltrimezzi è una realtà che non ha base né a Milano né a Napoli ma a Padova (una città che un “amatissimo” sindaco di centrosinistra ce l’avrebbe già), secondo perché da un punto di vista volutamente controcorrente ed estraneo (ma non per particolari ragioni politiche) al giubilo di molti italiani va anche detto che il dato più importante all’indomani della “Breccia di porta Pisapia”, peraltro prevedibile ed in cantina da mesi, non è totalmente positivo o positivo a prescindere (e spiegherò perché). Giusto per fare un esempio esaustivo: quando unirono l’Italia Cavour pronunciò quella famosa frase. Qualche anno più tardi, oggi, il suo significato andrebbe capovolto: mettiamo che ora gli italiani ci sono. Ma chi li guida? E poi, altro interrogativo mica da poco: qualcuno si è accorto che non si è trattata di una tornata elettorale nazionale? C’è qualcuno che è in grado di pensare più con il cervello e meno con la pancia?

CRONACA DI UN SUICIDIO. Giusto un piccolo passo indietro. Andatevi a vedere il video. Berlusconi fa la spacconata: datemi 53.000 voti per Milano e non ve ne pentirete. Gliene arrivano la metà (anche rispetto alle votazioni del 2006). La città torna nelle mani della sinistra: era dal ’93 che non accadeva. Perde pure a Napoli e in molti altre città e comuni. E perde voti anche la Lega: -21% al nord. Questo solamente al primo turno elettorale. Poi va peggio. Il centrosinistra vince aumentando il distacco. Tra le varie sconfitte figurano anche Trieste, Cagliari, Novara, Grosseto, Pordenone e Crotone. Qualcos’altro da aggiungere? No, nel senso che la sconfitta del Cavaliere è lampante, bruciante, fosforescente; sì, nel senso che occorre puntualizzare, decontestualizzare, avanzare alcune considerazioni più fredde ed opportune. Ma per adesso è anche giusto rimarcare la portata cruciale di questo test politico. Qualcuno accenna qualche passo di danza, qualcun altro si abbandona in ben più sbracati sfottò, poiché in queste elezioni il Premier aveva investito molto, tanto da metterci la faccia (e il nome sulla lista) soprattutto a Milano. La sconfitta è ancor più bruciante se si considera il fatto che è stato lo stesso Cavaliere ad aver definito queste votazioni un referendum sulla sua persona e sulla salute del governo: non è stata quindi una sinistra con la vittoria in tasca ad aver tirato Berlusconi per i capelli nel tritacarne politico. Il dato di fatto preponderante è difatti questo: il suicidio di Berlusconi. La sua sconfitta rappresenta un vero e proprio incosciente e lacerante harakiri. Da qui la legittima (ma fino ad un certo punto) euforia liberatoria, elargita da parte di quegli italiani che interpretano la politica alla stregua di un fatto personale, di una meteorologia dell’ego, di una partita di calcio, e quindi di un fatto di tifoseria. Qui a predominare è la pancia, non la ragione.....C

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*segnalato da G- Conventi