INTERVISTA A CARLO BUCCIARELLI E ANJA DONDALSKA by Maurizio Ganzaroli

 PROGETTO MUSICALE WIREFRAMES

 

Carlo Bucciarelli ed Anja dondalska formano il progetto Wireframes, un progetto totalmenteelettronico, tanto da sembrare d’essere stato creato da esseri bionici, o andoridi di Asimovianamemoria, tra voci distorte dai Bites, e suon i campionati in una armonia non usuale e del tutto nuova per il pianeta terra.Quella che segue è l’intervista più fantascientifica che abbiate mai letto, così come la musica delloro cd, vi stringerà in strette spire di cavi coassiali, che collegano le menti dei due sintetici personaggi alla realtà virtuale.INTERVISTA ESCLUSIVA A CARLO BUCCIARELLIQuando arrivo a Roma, cerco la casa di Carlo, ed inspiegabilmente non riesco a trovarla, io venendoda Ferrara che è una città non troppo grande, penso che lì intorno qualcuno lo conosca, ed inveceraccolgo solo negazioni assolute e strani racconti di un Carlo Bucciarelli, che qualcuno avrebbeconosciuto circa duecento anni fa.Io ovviamente non demordo, ma cerco ancora sperando di trovare qualche segno, poi un forterumore che mi riporta alla mente il suono che facevano i dischi volanti dei film anni ’50, mi volto econ stupore mi accorgo che dove prima c’era un muro di mattoni grezzi ora c’è una casetta blù dinon più di 3 metri quadri, praticamente una cabina del telefono.Curioso, vado verso la porta e sento che dall’interno provengono dei suoni, sintetici, quasi come sedegli androidi stessero cantando (canteranno gli androidi, poi?) comunque sia appoggio la manosulla serratura, e vengo risucchiato all’interno di quella che sembra in realtà una casa a quattro piani, di almeno 800 metri quadri.C’è qualcosa che mi sfugge, o l’interno è appena un po’ più grande dell’esterno?Da dietro quello che sembra un pannello di comandi pieni di fili e con un tubo centrale grande comeuna colonna romanica, ripiena di liquidi blù e rossi di diversa densità che galleggiano pigramente,mentre strane scosse elettriche li fanno ondeggiare in un liquido amniotico, una voce risponde: c’èuna certa differenza si! Scusa se ti ho fatto aspettare ma sai, ho fatto un saltino nell’antico Egitto, eRamses non mi voleva lasciare andare!Ma tu ci vai spesso là?Chiedo io, preoccupato per la risposta.Abbastanza spesso si! Ad Ania, piacciono molto i gioielli che fanno laggiù, così facciamo unacapatina ogni tanto!

 

Ancora più nell’assurdo…Ma questa è una machina del tempo?Certo che si! In Egitto non potrei andarci con l’aereo, almeno non in quello di 4000 anni fa!Capisco! Rispondo io, ripromettendomi di non bere nemmeno il bicchierino di fine d’anno.Sconcertato da questa presentazione procedo con l’intervista: D. Ciao Carlo, ma quanti progetti hai? Sembri davvero inesauribile!

 

R. Può sembrare incredibile o semplicemente artificioso, ma vi sono circostanze in cui vicendeapparentemente casuali, frutto di momentanei impedimenti e sentimenti diversi e spesso insensati, finiscano per generare una sequenza di azioni ed eventi perfettamente coerenti e significativi: è il caso di questo progetto musicale che si chiama Wireframes. Dopo tre progetti musicali dal nome iniziante per “Mâ€, era da subito parso estremamente significativo il fatto d’inaugurarne uno nuovo, la cui lettera iniziale fosse stata ribaltata per dareinfine una “Wâ€. Curioso come ciò coincidesse anche con l’esaurimento di un inesauribilerepertorio di brani ed idee legati strettamente al passato; ancora più inspiegabile la coincidenzache ciò si combinasse con il distacco da un numero di vecchi collaboratori, al progressivoavvicinamento verso nuovi generi musicali, ed infine al totale rinnovo del nostro apparato strumentale …

 

D. sento sfumature differenti nei tuoi progetti, come una naturale evoluzione della tua personalità.

 

R. Ogni progetto segna un momento irripetibile della vita; diverse visioni del mondo, diverseaspirazioni e diverse destinazioni. Il passaggio attuale è talmente forte da ricordarmi la nascita deiMIRIAM, con le dovute differenze: allora abbracciavo la tecnologia, mi sentivo un pioniere, ed eroavvolto dall’oscurità; oggi sono una persona matura ma non certo realizzata, ed il territoriod’esplorazione è maggiormente esteso, con un approccio tecnico ed emotivo radicalmente opposto:un desiderio di minimalismo estremo, da portare a migliaia di persone come un impossibile e nonrichiesto biglietto di viaggio, con la velocità estrema, il ritmo incessante e lo sguardo rivolto versolo spazio in cambio di un solo raggio di luce.

 

D. in questo progetto in particolare, canti tu ed Ania in inglese, pensate di introdurre altre lingue ocredi che per questo progetto musicale in particolare, la lingua inglese sia la più adatta?

 

R. In un passaggio di un nuovo brano (“Night shiftâ€) la seconda voce ripete alcune frasi nellalingua di Ania, il Polacco. L’idea ricorda vagamente alcuni brani del Ladytron, cantati in Bulgaro,e mi è parsa abbastanza intrigante e vintage, come i Ladytron stessi che sono semplicemente tra imigliori. Non credo che ci limiteremo all’Inglese, abbiamo verso la voce un atteggiamentoagnostico; la voce è uno strumento diverso, sa essere verticale, religioso e metafisico. CONTINUA

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