I rom falsi di Pisapia? Smascherata l'ipocrisia: sono tutti veri nomadi
Avvocato Giuliano Pisapia, ho trovato quelli che si travestono da rom e si spacciano per suoi sostenitori. Non ci crederà, ma sono veri rom che si vestono da rom. Suoi amici che raccontano di essere suoi amici. E ho trovato anche quei brutti razzisti che considerano i nomadi gente da tenere alla larga. Da nascondere e di cui perfino vergognarsi. Sono suoi sostenitori. Di lei, Pisapia. E che non hanno bisogno di travestirsi da niente. Perché forse un po’ razzismo,suvvia lo ammetta, è nel fondo di tutti. Anche a sinistra. E se vuole sono pronto anche a raccontarlo ai giudici. Anche a quelli che hanno da lei ricevuto l’esposto per denunciare «una serie di episodi di una gravità incredibile ».Come l’arruolamento di finti zingari e sedicenti ragazzi dei centri sociali che molestano i passeggeri del metrò. Con la «regia occulta» del centrodestra e di Letizia Moratti. Ebbene, eccomi qua a raccontare un «episodio di una gravità incredibile», di cui sono stato testimone. Sono pronto a giurare di non essere un «figurante». Non un gran giornalista, ma il titolare della tessera numero 56399 dell’Ordine professionale. Ieri alle ore 12,10 mi trovavo al mercato del giovedì di via Pietro Calvi, tra corso XXII Marzo e piazza Risorgimento. Lì ci sono casa mia e la storica sezione del Pd (fu Pci) di via Archimede. A volantinare per la Moratti facce da boy scout, a occhio roba ciellina che spiega con pazienza alla vecchietta che donna Letizia è un buon sindaco. Non molto entusiasmo, ma la sana ingenuità della bella gioventù. Organizzatissimi, invece, i suoi «volantinatori». Buona borghesia, ché il quartiere è di quelli buoni. Uomini e donne. Qualche ragazzotto che tacchina quelle di cielle («Venite alla festa di Pisapia? Siete per la Moratti? Ma che importa, venite che beviamo una birra e poi ci divertiamo »). La faccia bella della politica. Restate così.Perché quella brutta è già pronta all’incrocio. Ho il sacchetto delle fragole (servisse per il verbale, le ho comprate al banco di fronte a via Lincoln, quello delle casette dei ferrovieri che oggi costano un occhio. Le fragole, invece, le ho pagate con lo sconto: 2 euro quattro cestini. Buone). Pochi passi e vedo una donna ben vestita che si agita parlando con un’altra. Quella ben vestita ha la spilla «Giuliano Pisapia sindaco» e un pacco di volantini. Con lei un uomo ben vestito con spilla e volantini. Lei appesa alla spalla ha una borsa. Di quelle di tela arancione con «Giuliano Pisapia sindaco». Uguale a quella dell’altra donna. Giovane e con un’amica. Dall’abbigliamento sono indubitabilmente zingare. A tracolla il sacco arancione di stoffa. «Dove l’hai presa? - le chiede brusca la donna ben vestita - chi te l’ha data? ». L’altra risponde: «Uno con i volantini».«Dove?». «Qui vicino ». «Vieni con me, ti devo parlare», si fa seria quella ben vestita. E la trascina dove via Calvi sfocia in piazza Risorgimento. Dove nessuno possa vederla. Ma io sono curioso. Mi colpisce il tono, l’arroganza.Ma cosa dice? «Vieni con me»? Odio l’arroganza. Ma chi sei? Sto per chiederglielo, ma voglio vedere dove arriva. «Ora ti spiego - dice la donna ben vestita alla nomade- . Noi siamo amici di Pisapia e domenica si vota». La nomade sorride, meno spaventata. «Anch’io - risponde sono amica di Pisapia». Chiaro, ha la borsa arancione. «Allora mi devi aiutare. Dammi quella borsa». E le cose dove le mette? Una mattinata di elemosine: un po’ di frutta,verdura, pane, bicchieri di carta. «Se mi dai quella borsa, io te ne compro un’altra».La zingara la svuota. «Mi serve una borsa », dice concitata la donna ben vestita. Un ghanese irregolare fiuta l’affare e arriva con una Louis Vuitton tarocca. Comincia la trattativa. Poi ci ripensa. Costa troppo. «Me ne serve una di plastica». Di plastica non c’è. La zingara rimette il cibo dentro quella arancione. L’uomo ben vestito ha un’idea: «Ti do 5 euro se me la dai e te ne vai subito di qui. Subito». La zingara ci sta. La donna ben vestita no. «Macché 5 euro. Dammi subito quella borsa oppure chiamo la polizia e ti faccio arrestare ». Arrestare? Sto per intervenire. Odio l’arroganza. Aspetto. La zingara è spaventata. «Perché arrestare? Cosa ho fatto di male? La borsa me l’ha data uno di voi