Ferrara- Metodo Zamboni: 2 anni di verifica

E’ lo stesso Paolo Zamboni, in un’intervista al quotidiano “la Repubblica”, a mettere in guardia i malati di sclerosi multipla sconsigliando di operarsi di dilatazione della vena. Non sconfessa i risultati delle sue ricerche, il direttore del centro malattie vascolari dell’Università di Ferrara, ma suggerisce di attendere almeno altri due anni, quando dovrebbero arrivare i risultati di “Brave Dreams”, la ricerca multicentrica su 700 pazienti che sta per partire. A sostegno delle sue teorie, anzi, il professore usa una metafora poliziesca: “Se il malato di sclerosi multipla è la vittima, l’arma del delitto è il sistema immunitario, ma sconosciuti sono ancora gli assassini. Con le nostre indagini abbiamo raccolto le prove sufficienti a mettere in stato di fermo uno, il restringimento di una vena, meglio nota come Ccsvi, sigla che sta per Chronic celebrospinal venous insufficiency”.

L’operazione di dilatazione della vena, precisa Zamboni, è da farsi solo all’interno di una sperimentazione controllata. “Stiamo finendo l’addestramento dei medici che nei vari centri faranno le ecografie per scoprire se il malato di sclerosi multipla ha la Ccsvi e dei chirurghi che poi la opereranno. Saranno operati una parte dei malati senza che sappiano se la dilatazione è stata fatta o meno. Serve poi almeno un anno di osservazione per verificare se vi sono miglioramenti”. Non è insomma ancora finito il lavoro dei ricercatori del team Zamboni per consegnare “chiavi in mano” un metodo attendibile.

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Metodo che da diverse parti solleva dubbi. Uno di questi riguarda il fatto che tra gli operati, dopo un miglioramento, molti tornano a stare come prima. “Nella meta circa degli operati il restringimento venoso si forma di nuovo – spiega Zamboni nell’intervista – e proprio in questi si ripresentano i sintomi. Se da una parte questa corrispondenza conferma il ruolo del Ccsvi, dall’altra servono studi per migliorare la tecnica chirurgica”. Anche una ricerca anticipata al congresso ectrims dello scorso anno ha messo in dubbio che la Ccsvi sia la causa della sclerosi multipla. Per Zamboni però “assemblando tutte le ricerche di questo tipo fatte sinora si arriva a una casistica di 1400 malati e 500 sani in cui, complessivamente, la Ccsvi è presente nel 71% dei malati e l’8% dei sani. Mi sembrano percentuali compatibili con l’ipotesi che la Ccsvi sia tra i fattori causali della sclerosi multipla”.