Passa ai contenuti principali

L'ironia e l'impazienza. La letteratura oltre il deserto in Giuseppe Berto a 40 anni dalla morte di Marilena Cavallo

 

L'ironia e l'impazienza. La letteratura oltre il deserto in Giuseppe Berto a 40 anni dalla morte

di  Marilena Cavallo  


L'ironia degli sguardi tra la vita e la letteratura. L'ironia della parola. L'ironia del silenzio. Tre sentieri, tre immagini, tre ascolti. La letteratura senza l'ironia avrebbe la capacità di scavare nel rapporto tra vita e il magico? 
L'ironia è pirandelliana. Il Pirandello dell'umorismo ha il tragico nei personaggi che si leggono in una iniziale commedia in una visione liturgica  -  onirica. 
In D'Annunzio c'è immediatamente il tragico sia nei personaggi che nelle atmosfere. Ma l'ironia e il tragico sono intreccio nei linguaggi e i linguaggi non sono soltanto parole vissute o taciute. Sono l'esistenza che scorrono nella vita di uno scrittore. Lo spazio dello scrittore è lo spazio concesso alla parole o è lo spazio che la parola concede allo scrittore. 
In Giuseppe Berto di cui si preparano le celebrazioni per i 40 anni dalla morte (nato nel 1914 e morto nel 1978) lo spazio si vive nella sua interiorità e nella sua apparenza e l'apparenza non è sempre un immaginario, ma è un incontro tra due "esercizi" della scrittura che non si assenta mai dalla indefinibile  scorrere del tempo. Il tempo diventa il frazionamento dei ricordi in una interazione tra padre e memoria del figlio. La memoria del figlio è sostanzialmente lo spazio tra il vissuto e il ciò che avverrà. 
Da "Il male oscuro" a "La cosa buffa" sino ad "Anonimo veneziano" l'ironia si vive sempre intrecciata a due concetti "pesanti": la morte come pensiero o come sospensione e il sogno come penetrazione dell'anima oltre le ombre. L'ironia, in Berto, è il tentativo di sconfiggere il tragico, ovvero gli orizzonti di morte che serpeggiano tra le pagine dello scrittore. 

 

I suoi "Racconti" sono un camminare tra gli scenari di un rapporto tra la vita che si vive e la vita che si rappresenta. Vita e rappresentazione sono in Berto la esclusione dei limiti tra le parole che scavano tra i sogni e il sogno che diventa rivelante. Il rischio del tutto testa la paura. La paura di aver paura (sia in "Il male oscuro" che in "Anonimo veneziano") vive dentro gli spazi del vuoto. Con il vuoto è difficile dormire. Così nel racconto: "Il seme tra le spine". Ma c'è anche il nulla. "... poi ripidamente più nulla". Così in "Necessità di morire". 
Il vuoto e il nulla. Sono spaccati d'anima tra le vite perse e le vite inseguite. Il vuoto e il nulla, in Berto, sono espressioni di una dimensione ironica? Quasi in tutti i suoi racconti la dispersione si fa dissolvenza. Lo stesso avviene nei romanzi. C'è sempre una dissolvenza tra il raccontato e il vissuto. Ma qui il racconto e il vissuto non sono un incontro. Piuttosto un intreccio. Ecco dunque come la griglia dell'ironia diventa la griglia dell'esistere per non dimenticare. Per non dimenticare occorre sconfiggere l'impazienza. 
Berto non vi riuscirà a trafiggere l'impazienza e resterà tra i luoghi di una ironia che vivono l'incastro tra il certo, il dubbio e la finzione. Solo l'ironia risulterà un destino. 
Se in Pirandello l'ironia dialoga con l'umorismo che recita la tragedia. In D'Annunzio il tragico ha bisogno delle ironie. In Giuseppe Berto la ironia vive anche nelle impazienze. In fondo i suoi scritti sono un camminare le impazienze nella vita e nel tempo delle storie diventate destino. La letteratura, in Berto, vive tra le paure e i vuoti cercando, comunque, di attraversare i deserti. Ovvero di andare oltre il deserto e segnate i colori tra gli orizzonti: "Poi non di sentì più neanche ridere". 
Così  nel racconto: "Sensibilità". Sensibilità. Il senso delle vita nella percezione. L'ironia dunque come esistenza ed esistente in Berto.

  

Post popolari in questo blog

AGAR, ISMAELE E MAOMETTO (E L'ISLAM)

Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...

-Heliopolis-Rivista- Delouze e Gattari...Petrongari

 a cura di Sandro Giovannini.Filosofia Estrema       Presentazione di UMBERTO PETRONGARI Il mio saggio (ancora inedito, e – forse provvisoriamente – intitolato Deleuze-Guattari, Sade-Masoch ), è soprattutto sull’ Anti-Edipo di Deleuze-Guattari , opera tale da contrapporsi alquanto nettamente alle posizioni di Masoch, e, soprattutto, a quelle di Sade: anche, quindi (e in particolare), a quelle che emergono dal suo breve scritto su ciò che deve intendersi per repubblicanesimo (scritto dedicato ad ogni francese dallo spirito illuministico-rivoluzionario, al fine di portarlo a pieno compimento).    Ma per quel che riguarda il masochismo, la sua interpretazione deleuziana, mi deriva dalla lettura di uno scritto (del 1967) che il filosofo francese dedica a Masoch. Ebbene, tale scritto, si occupa abbastanza approfonditamente anche del pensiero sadiano, anche allo scopo di chiarire le differenze tra l’uno e l’altro fenomeno (perlomeno a dire di Deleu...

Maria Marchese,Poesia,inedito,Dans Le Miroir -Francese

 VIDEO M Marchese     https://asinorossoferrara.blogspot.com/2025/01/maria-marchesepoesiaineditodans-le.ht ml   .. 𝐬𝐭𝐚𝐦𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐥 𝐛𝐢𝐬 𝐢𝐧 𝐩𝐨𝐞𝐬𝐢𝐚! 𝐀𝐛𝐬𝐨𝐥𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭... 𝐃𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞𝐬𝐞 Maria Marchese 𝐥'𝐢𝐧𝐞𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐃𝐨𝐮𝐜𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭 𝐝𝐚𝐧𝐬 𝐥𝐞 𝐦𝐢𝐫𝐨𝐢𝐫 𝐒𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐚 𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐩𝐫𝐞𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 Maria Marchese 𝐈𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐆𝐢𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐢𝐛𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐍𝐚𝐫𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐘𝐞𝐩𝐞𝐬 𝐉𝐚𝐦𝐚𝐢𝐬 𝐬𝐚𝐧𝐬 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐞́𝐬𝐢𝐞, 𝐥'𝐚𝐦𝐨𝐮𝐫, 𝐥'𝐚𝐫𝐭, 𝐥𝐞 𝐫𝐞̂𝐯𝐞, 𝐥𝐞 𝐛𝐨𝐧𝐡𝐞𝐮𝐫 𝐞𝐭 𝐥'𝐢𝐧𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐝𝐮 𝐩𝐥𝐮𝐬 𝐛𝐞𝐚𝐮 𝐪𝐮𝐞 𝐩𝐫𝐞́𝐯𝐮! Infospaziodedicato zoomonart.blogspot.com    Continua la ricerca anche in lingua francese della Poetessa e  "esperta" in moda Maria Marchese, nota anche per il Libro, Le Scarpette Rosse,  per certa animazione e interviste articoli Video in riviste specializzate, bel mix t...