La differenza tra lo scrittore e la scrittura? Viviamo un tempo perso e tutto non ha senso Pierfranco Bruni

 

  

La differenza tra lo scrittore e la scrittura?

Viviamo un tempo perso e tutto non ha senso

 

Pierfranco Bruni

  

 

La differenza tra lo scrittore e la scrittura? Certo. È tanto. Ma non sto a raccontarla. Bisogna viverla. Gli scrittori hanno la recita nel cuore, la memoria tra le mani, il silenzio nella pazienza. Ho raccolto in viaggio tutto ciò che non era necessario e l'ho riposto nella capanna dove più non abiterò. Abiterò invece tra le pagine di una foglia del mio giardino. Ripercorrere i luoghi di un tempo che non c'è più e ascoltarli non con i segni del rimpianto, ma con la consapevolezza che la memoria resta sempre dentro di noi. Ci permette di non assentarci da ciò che siamo. Lo scrittore ha questo compito. Non tutti gli scrittori credono in ciò, però.

La letteratura può essere letta attraverso diversi modelli e impostazioni critiche. Ovvero lasciarsi penetrare da diverse chiavi di lettura. Io ho sempre preferito quello estetico e antropologico. Recuperare il senso della bellezza, ma ricercare anche la metafisica della parola è una metamorfosi del silenzio. Il linguaggio è fatto di immagini e i valori che esprime sono dettati dalla tradizione, la quale si manifesta grazie ai simboli. Uno dei valori importanti resta la geografia del mito. La classicità detta il viaggio.

Credo che Pirandello sia stato letto attraverso canoni accademici e militanti poco accorti al sottosuolo pirandelliano. Si sono fermati alle apparenze senza riuscire a cogliere le metafore che campeggiano in tutta la sua opera. Pirandello h origini arabe e nei suoi scritti sono eventi come è evidente la sua passione per la cultura sciamanica. La recita a soggetto è una dimostrazione. Basterebbe rileggerlo con una visione antropologica per comprendere i veri luoghi dell'anima pirandelliani.

Pirandello e Alvaro vivono la tradizione del Mediterraneo come realtà radicante. I temi che sviluppano sono tutti o quasi dentro la visione del legame tra Occidente ed Oriente. Le loro appartenenze e il loro trattare il mito costituiscono uno scavo non solo culturale, ma anche esistenziale. Con Pavese si entro proprio nei processi della classicità greca con la quale si è confrontato spesso anche Alvaro. Dante è letto da Pirandello oltre gli schemi della analisi del testo. In Dante Pirandello propone una filosofia non solo teologica ben superata, ma metafisica.

Il mal giocondo diventa un male di vivere. Anticipa di decenni ciò che cercherà di dire Montale. Ma ciò che dice Montale è già nella poesia di Pirandello. Bisognerebbe leggere le poesie di Pirandello per comprendere il rapporto tra vita e amore.

Comunque il suo grande amore e passione resta l'attrice Marta Abba con la quale lavora dal 1925 sino alla morte di Pirandello (1936). Con lei c'è un rapporto d'amore che si evince in parte nelle lettere ma anche in molti scritti. Pirandello era innamorato di Marta Abba. Io sto cercando di scrivere un romanzo rivivendo la loro storia, forse anche con un po' di immaginazione. Ma ricostruire una storia d'amore è anche usare gli elementi della fantasia.

Ho avuto tanti maestri ai quali  devo molto sul piano letterario e sul piano della formazione metafisica. Scrittori e filosofi che ho amato continuano a viaggiare dentro di me.

Che si legga di più. Che si facciano progetti sempre più nei confronti dell'educazione alla lettura. Che si faccia capire l'importanza del legame tra letteratura e filosofia. Per ciò che mi riguarda… 

Vorrei poter concludere  un romanzo che mi accompagna da anni… Non so se sarà mai possibile. Il tempo è una giostra e la maschera è nella preghiera quotidiana che dedichiamo al nostro esserci nello spazio – tempo. Siamo spazio – tempo in una linea d'ombra e in un cuore di tenebra. Due citazioni. Due viaggiatori nello scrivere e nella vita che convivono nel mio esercizio. Si scrive per vivere e si scrive per non morire. Si scrive per il piacere. Si scrive per allontanarsi dalla vita. Lo scrittore non è una scatola chiusa o semi aperta. Si scrive per esilio o si scrive per essere e diventare scrittore? Io ho sempre scritto perché abito gli esili che mi abitano.

Mi perdo nell'esilio di Ovidio e mi cattura Ulisse. Non ci sono storie. Solo destini. Essere scrittore è una condanna. Non una leggerezza. Essere scrittore è processarsi sempre senza avendo la consapevolezza di morire nella vita e di vivere morendo nella parola. Mai un esercizio. Sempre uno scavatore di deserti e un navigatore di onde di alture. La mia pietra d'Oriente mi resta appesa nell'anima. Non più al collo.

Recito. Recitare è allontanarsi dal viaggio per restare un trapezista tra le parole e il sogno. Non ho dato risposte. La differenza tra lo scrittore e la scrittura? Non è compito mio scrivere su questo. Si vive nel perso tempo che non ha senso.