1919. IL PROBLEMA TEDESCO E IL SUO CONTRARIO.

C'era un altro modo per negare il problema tedesco. Si poteva, infatti, ammettere la potenza della Germania, ma insieme negarne l'importanza. La Germania si sarebbe di nuovo rafforzata, sarebbe di nuovo entrata nel novero delle grandi potenze; ma ormai i tedeschi avevano imparato a non perseguire i loro fini mediante la guerra. Che giungessero a dominare gli Stati minori europei con la potenza economica e il prestigio politico, lungi dall'essere pericoloso, era anzi auspicabile. La Grande Guerra aveva fatto nascere Stati nazionali indipendenti in ogni parte d'Europa; strano a dirsi, molti idealisti, già campioni del nazionalismo, deploravano adesso questa novità. Gli Stati nazionali apparivano reazionari, militaristici, economicamente arretrati Quanto prima la Germania riusciva ad unificarli, tanto meglio per tutti. Questa opinione fu espressa ben presto dall'eminente economista di Cambridge J.M. Keynes e persino Lloyd George non le era del tutto contrario. L'importante non era impedire la ripresa tedesca, ma garantire che assumesse una forma pacifica. Bisognava quindi garantirsi contro le rivendicazioni, non contro le aggressioni tedesche. Nel 1919 questo modo di vedere era ancora nascosto. Il trattato di pace fu in larga misura confermato al desiderio di assicurarsi contro la Germania.
Casalino Pierluigi