Mario Lozzi, lettera al Papa...

Lettera aperta al Papa che mai leggerà



Di Mario Lozzi

 


 


Caro Papa,

 

so benissimo che non leggerai mai queste righe. Sono abbastanza pratico di meandri di segreteria per sapere che questo foglio non finirà neppure in un cestino. Scrivo perché per me lo scrivere è come per una donna il partorire. Bisogna farlo e basta.


Pochi giorni fa hai detto ai preti, nella confessione, di perdonare sempre e di non negare mai le assoluzioni. Io sono stato un sacerdote cattolico per 26 anni. Nel 1962 fui ordinato. Dopo quattro mesi il Vescovo di allora, in un raduno spirituale di preti fece una lunga dissertazione sul “dovere di adempiere al debito coniugale da parte delle donne” e disse che, se una si fosse rifiutata di adempiervi per tre volte di seguito, le si doveva negare l’assoluzione. Disse: “Il debito coniugale è la base solida su cui si regge la famiglia”. Poi domandò a ciascun prete cosa ne pensasse.

Io avevo confessato il giorno prima una donna: mi aveva detto piangendo che il marito, ubriaco, l’aveva rovesciata sopra un mucchio di legna tagliata pretendendo sempre “l’assolvimento del debito”. Lei, tutta pesta, era riuscita a fuggire e si confessava del peccato commesso.

Questo dissi, con tutta la prudenza che il segreto di confessione esigeva. Aggiunsi che mi pareva una cosa assurda negare una assoluzione ad un azione che, in quel caso, non pensavo avesse nemmeno una relazione col “peccato”, almeno per quanto riguardava lei.

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*BLOG A CURA DI M.A. PINNA