Negli ultimi anni della sua vita, Al-Fa^ra^bi^ prende atto della decadenza del Califfato di Baghdad del sultanato Buyide in un periodo in cui si comincia a manifestarsi uno dei problemi più scottanti della storia del pensiero politico dell'Islam: quello della contemporanea presenza di due poteri, l'uno strettamente laico, la cui nascita è determinata dalle circostanze storiche contingenti, cioè quello dei sultani sostenuti dai loro eserciti; l'altro che affonda le sue ragioni nella tradizione del Profeta, quello del crisma religioso dei califfi, ormai di fatto esautorati dall'egemonia dei sultani. Non è qui il caso di affrontare i termini di una controversia di una certa complessità. Basterebbe solo ricordare le idee di Al-Ghaza^li^, illustrate in opere come Al-Iqtisa^d fi^l-I'tqa^d, in cui egli afferma che la pace della comunità musulmana richiede la collaborazione tra califfi e sultani: i primi di rango moralmente superiore anche per il prestigio religioso, i secondi superiori per la capacità di garantire l'ordine sociale. Si tratta di una convivenza obbligata, se non forzata, magari non riconducibile ai canoni dell'ortodossia, ma necessaria per ragioni pratiche e di opportunità politica. Al-Fa^ra^bi^ vide forse con chiarezza l'urgenza di una collaborazione tra le forze della società e ancor di più tra coloro che erano portatori della capacità di governo.
Casalino Pierluigi, 21.05.2014
Casalino Pierluigi, 21.05.2014