IL MISTICISMO ISLAMICO. Introduzione.

Il misticismo islamico presenta per l'osservatore occidentale notevoli difficoltà, non ultima quella, intrinseca, di comprendere una religione a lui estranea. L'impresa di comprendere l'Islam e parimenti il suo filone mistico richiede uno sforzo considerevole, perché non si può prescindere dal calarsi nella situazione di coloro che sono oggetto di tale studio: in altri termini occorre ripercorrere dal suo interno l'esperienza che si avvicina. Le difficoltà che l'Islam presenta di per sé sono di ordine diverso rispetto a quelle in cui incorporiamo, accostandoci allo studio delle religioni dell'India o dell'Estremo Oriente, nate in ambito culturale che ha avuto solo contatti sporadici e remoti con quello da cui è nata la nostra civiltà. Prima di entrare nell'universo complesso di queste religioni, un occidentale deve soprattutto assumere un linguaggio concettuale, sapendo a priori che nessun termine ha lo stesso valore di quello che, nella sua lingua, possiede un'analoga accezione, e che tutto il sistema di riferimento e la gerarchia di valori su cui tale linguaggio si fonda differiscono profondamente da quelli che gli sono familiari. Il caso dell'Islam è diverso. La maggior parte degli elementi di cui è costruito il suo sistema religioso è la stessa di cui si compone la struttura dei sistemi ebraico e cristiano, mentre la filosofia islamica deriva in larga misura dalle medesime fonti e dagli stessi fondamenti della scolastica medievale. La mistica musulmana, infine, prosegue in parte le tradizioni della mistica ellenistica e cristiana e al pari della filosofia islamica riprende e ritrasmette il pensiero greco all'Europa cristiana. Tuttavia gli elementi comuni non hanno nel sistema islamico lo stesso valore, anzi riprendono il corpus iniziale dell'Islam e ne interpretano solo gli aspetti successivi in chiave di confronto con l'ambiente iranico, che sicuramente, anche a detta del Corbin, interagì sul fenomeno con le proprie tradizioni ascetiche. D'altra parte, però, i Sufi non hanno mai voluto essere altro che musulmani, meditando la rivelazione coranica e praticare con fervore il culto dell'Islam. Ma al momento della conquista araba del Medio Oriente e delle regioni limitrofe, i popoli della zona professavano altre religioni e l'islamizzazione avvenne per gradi: agli inizi dell'epoca abbaside, la grande maggioranza dei musulmani era costituita da convertiti di origine cristiana, mazdea, manichea e di altri culti. Adottando la nuova fede ormai dominante, queste genti non cambiarono dall'oggi al domani la loro forma mentis, né abbandonarono immediatamente le loro credenze. L'influenza del sostrato pre-islamico sull'Islam nel periodo della sua formazione non si esercitò solo attraverso il contatto diretto tra teologi cristiani e conquistatori arabi, ma anche attraverso la persistenza, aldilà del mutamento di credo religioso, di forme sociali e strutture che, entrando a far parte di un diverso contesto, vi acquisirono un nuovo significato.
Casalino Pierluigi, 19.05.2014