Ferrara, Racconti d'amore di E. Sgarbi (Film)

Quattro storie dove emerge soprattutto il rimpianto di chi in amore non ha saputo cogliere l’attimo fuggente. Elisabetta Sgarbi ritorna alla regia con un’opera dove si conferma profeta in patria, portando sullo schermo il Po, il Delta padano e soprattutto la Ferrara stupenda e malinconica di Giorgio Bassani.

Il cinema della Sgarbi in questo film è come un bel libro intimista tradotto in immagini cariche di poesia, con una voce narrante che ha le corde di Tony Servillo, una musica di sottofondo curata da un maestro come Franco Battiato, una fotografia in stile impressionista - che regala albe, tramonti e un paesaggio sospeso nel tempo - firmata da Maldonado e Bisignani. Ma nel suo cinema ci sono soprattutto tanti luoghi dell’anima. L’amato fiume che si allarga come le dita di una mano prima del definitivo abbraccio con il mare; la città bellissima e chiusa tra siepi, muri, giardini e il cimitero ebraico, tutti posti dove si muove come un fantasma Micol Finzi Contini il più bello e misterioso tra i personaggi bassaniani, molto ben interpretato - tra sorrisi di gioventù e occhi umidi di tristezza - da Elena Radonicich. C’è un ritorno al periodo della Resistenza, in quelle zone dove i tedeschi non sapevano nuotare e c’è anche un’ultima storia che un po’ evoca “Ossessione” di Luchino Visconti, opera capostipite del neorealismo italiano, con il protagonista Tony Laudadio in canottiera che ricorda il Gino di Massimo Girotti. Anche se più che un’ossessione la sua rimane un’illusione..... Nuova Ferrara