Vittorio Feltri: strage di stato, fuori i mandanti!

Ancora suicidi. Uomini e donne che si tolgono la vita: non solo per disperazione, ma anche per un eccesso di dignità. Preferiscono la morte al disonore di non poter fare fronte agli impegni coi fornitori e col fisco.
 
Già, il fisco. Si deve sapere che la pressione fiscale, nell'ultimo trimestre 2012, per effetto dell'Imu è salita al 52 per cento. I cittadini che riescono a sopportarla sono eroi, quelli che non ce la fanno scelgono il martirio, anzi, vi sono indotti.
Qualcuno in passato, avendo forse le idee annebbiate, disse incautamente che le «tasse sono belle». Trascurò di precisare che semmai sono necessarie e, in una certa misura, giuste. Ma se superano il 50 per cento del reddito, molti cittadini si rivolgono a Caronte pur di non trattare con i funzionari di Iniquitalia. Significa che le imposte e la pena capitale sono sorelle.
Urge intervenire per ridurle entro limiti umani. A chi tocca farlo? Agli amministratori della cosa pubblica, allo Stato, che non è un ente astratto, ma è rappresentato dai signori della politica eletti di volta in volta per guidarlo nell'interesse collettivo. È del tutto evidente che essi, almeno nell'ultimo trentennio, hanno fallito. Ne conosciamo i volti e i nomi. Sono personaggi noti, alcuni stanno ancora lì a menare il torrone, lottano con accanimento per conservare il potere di dissanguarci. Lungi dal vergognarsi, si danno arie da grandi economisti, se la tirano da esperti di conti, concionano, litigano tra loro per accaparrarsi poltrone. Se invece di essere responsabili di ministeri lo fossero di aziende private, sarebbero a marcire in galera.
La nostra non è un'esagerazione ispirata al più vieto qualunquismo (di cui populismo è diventato un sinonimo). È una riflessione suggerita dalla realtà sotto gli occhi di ogni italiano. Qualsiasi impresa, piccina o grandissima, se ha il bilancio eternamente in passivo, se incassa meno di quanto spenda, e non ha i soldi per pagare i creditori, salta per aria, e il titolare porta i libri in tribunale e chiede il concordato. Se lo ottiene, dimostrando di avere i requisiti, se la cava (si fa per dire). Altrimenti il giudice dichiara fallimento, e spesso non finisce qui.... C

 
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