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Carmelo Musumeci: Il Parco del delta del Po... * recensione di E. Diedo

Carmelo Musumeci

Il Parco deldelta del Po. Una natura da amare in 300 fotografie

In copertina eall’interno tutte fotografie di Carmelo Musumeci

Este Edition srl,Ferrara 2012, pp. 160, € 29,00


Direche sia bellissimo questo ‘carnet di viaggio’ è accontentarsi dipoco. Dovendo esprimere un giusto, ben dosato apprezzamento per letrecento fotografie qui proposte (raccolta fotografica che è purepoetica, nella sua parte introduttiva) bisognerebbe meglio precisareche si tratta d’un’opera:

  • invidiabilmenteraffinata;

  • accuratamentenaturalistica, per un elevatissimo valore ecologico, ambientalisticoe soprattutto floreale-animalistico;

  • pazientementeelaborata, con la certosina costanza di chi crede veramente in ciòche fa;

  • amabilmenteassortita nei suoi complementi che ne scandiscono la delicatissima,tenera nonché soffusa quanto mirabilmente palese, cristallinacontestualità;

  • condivisibilmentepoetica anche nella sua prevalente costruzione fotografica, che saimmortalare bozzetti mai visti in una così nutrita mole d’intimecontingenze in cui gli animali, unici eroi della situazione,effondono la loro vitale, essenziale esuberanza fisiologica, incoerenza ad un istintivo stimolo di sopravvivenza talora volto agarantirne la continuità della specie, ed in cui le piante sonosorprese a riflettersi nella fotonica occasione d’un cosmo sempredinamico ed attivo, che si presta a donare cromatica bellezzaoltreché organica armonia;

  • edinfine (ma forse può sfuggire ancora molto alla nostra osservazionedi lettori affezionati alla rasserenante pace dell’ecosistema,affezionati e purtroppo altrettanto distratti) deliziosamentepropositiva, eloquente esempio d’insegnamento che la Natura in séè capace di suggerire all’Uomo, piuttosto che viceversa.

Iltitolo ed il sottotitolo, nell’icastica indicazione del significatodella pubblicazione, già ci penetrano nelle amene frastagliatured’una padana poesia, molto precisa nella sua dislocazionegeografica, Il Parco del delta del Po, comprensiva delleravennati Oasi Punte Alberete e Valle Mandriole (o della Canna) inSant’Alberto; e delle ferraresi Vene del Bellocchio in Spina diComacchio; Valli Bertuzzi, sempre in Comacchio; Taglio della Falce edOasi di Porticino in Val Canneviè, Volano di Codigoro. Di tantosplendore vengono letteralmente imprigionati, nelle loro più libereazioni e leggiadre movenze, gli aironi bianco, cenerino e guardabuoi,la garzetta, la nitticora, la sgarza a ciuffetto, il martinpescatore, gli svassi nella loro diversiva tipologia di specie,l’ibis sacro, il beccaccino, la pittima reale, il cavaliered’Italia, l’avocetta, il gabbiano, la starna, la gallinellad’acqua, la folaga, i germani, i cormorani, i marangoni, ifenicotteri rosa, i cigni reali, la gazza, il corvo, la volpoca,l’oca del Nilo, il gheppio… e persino (e perché no?) le piùcomuni rane, pesci vari, tra cui il predace siluro, bisce, gamberi,ramarri, lucertole, nutrie, ricci, ghiandaie, cinciallegre, merli,rondini, pettirossi, tartarughe ed altre minuscole creature, quali lefarfalle, le api, il calabrone, la mantide religiosa, la cicala, lalocusta, la libellula, il ragno arginope…

Spessoi grossi uccelli sono colti in straordinari stormi, formazioni dichissà quante unità: cento duecento trecento esemplari in ununisono di dimensioni incredibili, in volo o in una sbalorditiva posafotografica formando coreografici cerchi nella laguna, sui picchettiche delimitano le acque navigabili da quelle più basse. Non si puòfare a meno di notare che certi animaletti, come ad esempio unafamigliola di ricci, siano stati colti nel buio, di notte o quantomeno di sera, nella loro essenziale funzione alimentare. Scattiimpensabili, incredibilmente originali, emotivamente coinvolgenti,che fanno rimanere con la bocca aperta dallo stupore, che fannopensare a quale stratagemma abbia escogitato il fotografo perriuscire nel suo encomiabile intento di far conoscere al mondoabitudini animali che probabilmente si possono immaginare ma checerte volte lambiscono a malapena la certezza.

Solamenteun uomo come Carmelo Musumeci poteva arrivare a produrre questa sortadi catalogo della natura, offrendo al pubblico qualcosa di raro senon unico. Solo un uomo che ama la natura e soprattutto gli animaliin maniera radicale, tanto da ospitarli (l’autore, milanese dinascita, ora abita da una vita a Comacchio) e nutrirli durantel’invernata, quando molte specie morirebbero di fame e di freddo.Una sorta di San Francesco che ha rara, fraterna, confidenza con glianimali. Ad essi parla. Ad essi dà da mangiare imboccandoli, comefossero dei suoi figli: loro non hanno paura di quell’uomo, loconoscono bene e lo accompagnano nelle sue escursioni; lo seguonopersino nei suoi movimenti in automobile. Non occorre essere néprofessori né illustri pubblicisti per realizzare una raccoltatalmente rilevante, per la commozione che suscita e per l’esempioche richiama. Però bisogna credere nei veri valori, e saperlirispettare, questo sì. Carmelo Musumeci di fatto è un postino inpensione che nutre una profondissima fede nella Natura, con unoscibile idealmente improntato al rispetto della stessa. Solo a luipoteva, può essergli, concesso tale condivisibile privilegio.

Opera,la sua, che non può mancare nella nostra biblioteca domestica: «Lanatura è uno scrigno prezioso, in essa sono racchiusi tutti i nostrigioielli», come cita l’esergo.

Inperfetta sintonia è anche il logo di “Ferrara terra e acqua”,che anzi ne impreziosisce il primissimo richiamo, rafforzandone gliintenti.

 

 

EMILIO DIEDO

www.literary.it

 

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