Ferrara: 25 Aprile a una dimensione

 

 

25 APRILE A UNA DIMENSIONE




Il default civile, politico e culturale di Ferrara, nonostante le lucciole per lanterne sbandierate, che mistificano in Luci gli insuccessi clamorosi ad esempio per la Sanità (l'affaire Kona con un ospedale in apertura al 60% della sua funzionalità, senza trasporti degni del 2012, in spread anche per una semplice macchina TAC …) e nella cultura (Ferrara Arte sempre in segno sottozero…), è ulteriormente in primo piano proprio in questi giorni con l'apologia del 25 Aprile, come se non fossero passati 70 anni quasi.

Infinite celebrazioni, articoli su tutta la stampa ferrarese, che rivelano la psicologia reale e collettiva di una città morta: tutti a una dimensione, senza la minima attenzione al quadro ben diverso globale emerso negli ultimi decenni, dimostrato non da postfascisti nostalgici (come ancora anche esperti ideologici continuano a proclamare) ma dai massimi esperti della storia contemporanea. Noi nel nostro recente volume Futurismo per la Nuova Umanità (edito non dalla tipografia Stalin ma da una delle principali case editrici italiane) e  ferraresi…  abbiamo evidenziato in un capitolo tale nuova visione spirituale ancor prima che strettamente politica e storica, con riferimenti precisi ai vari De Felice, Nolte, Mosse eccetera: potremo aggiungerci anche giornalisti eretici come Pansa e certo stesso futurismo contemporaneo che ha dovuto risolvere la questione anche per negazionismi culturali specifici strettamente artistici. Ebbene questo nostro libro è impossibile presentarlo a Ferrara in quanto diverse associazioni istituzionali si rifiutano persino di scambiarci una mail in merito. Ma non è questo il punto se non specularmente (l'abbiamo già presentato a Roma e lo presenteremo tra breve in mezza Italia, quindi chi se ne frega di Ferrara…la Rossa – e pseudo per Giunta!).

Il senso è che fin quando a Ferrara, come in questo 25 Aprile, si continuerà in una visione meramente ideologica, stampa inclusa incapace di andare oltre comunicati stampa istituzionali, nulla si evolverà. A scanso di facili equivoci: la nuova storiografia non mette assolutamente in discussione il quadro generale della storiografia italiana marxista emerso fin dalla Resistenza, che resta pietra miliare della democrazia italiana. Ma  relativizza il senso generale della Liberazione.

I partigiani italiani, i social comunisti e i resistenti combatterono sia per la democrazia ma anche per instaurare in Italia il Comunismo di matrice sovietica! Il secondo aspetto è sempre indicibile. La nuova storiografia distingue tra fascismo movimento e culturale e fascismo regime. Il primo aspetto fu globalmente positivo per la Nazione Italia, una evoluzione rispetto al'Italia precedente di Giolitti e un baluardo negli anni 20, se avesse vinto il Partito Comunista, all'espansione dell'Unione Sovietica di Stalin, al potere dal… 1924!- anche in Italia. L'Italia se avessero vinto in quegli anni Gramsci e i compagni sarebbe stato il primo stato occidentale satellite di Mosca e Gramsci certamente (squisito intellettuale social utopico…) avrebbe inaugurato i Gulag del baffone!

Questi bivi della storia, sono tutt'oggi indicibili a Ferrara (e non solo, anche nelle regioni rosse in generale, si pensi solo agli ostracismi anche recenti verso lo stesso Pansa…) dove appunto si continua con la parastoria della Liberazione a una dimensione! Legittimo per i partigiani residui, affettivamente e umanamente: ma non per esperti (stampa ferrarese inclusa in generale) che occultano intenzionalmente la verità storica anche diversa ormai patrimonio acquisito delle scienze sociali contemporanee…



Roberto Guerra  scrittore e futurologo