Marcello Veneziani: l'Europa antiusura ed eretica di Alain de Benoist



.... il principale animatore è stato Alain de Benoist, in questi giorni in Italia, fra conferenze e tv. Ormai vicino ai 70 anni e agli 80 libri, De Benoist vive la strana solitudine del pensatore comunitario. Osserva da anni, appartato e attento, il travaglio della nostra epoca, isolato in una dignitosa marginalità. Non scende a compromessi perch´ «un uomo politico può dire il contrario di quel che pensa, perch´ la finalità del suo discorso è accedere al potere. Ma un intellettuale non può farlo, perch´ la sua opera è la sola cosa che resterà di lui». Da decenni subisce ostracismo in tutta Europa, talvolta perfino aggressioni. Qualche anno fa in Italia fu invitato a un convegno di liberal ma poi gli fu revocato l'invito perch´ il liberal Andrè Glucsmann impose di eliminarlo: o me o lui. In età grave continua a suscitare scandalo culturale come a trent'anni. Ma più frequenti sono i muri di omertà e le finzioni di inesistenza.
Due suoi nuovi libri giungono ora in Italia, curati entrambi da Giuseppe Giaccio. Uno è una lettura del nostro tempo, Sull'orlo del baratro (Arianna, euro 9,80, pagg.182) che descrive l'euro-fallimento del sistema finanziario. L'altro è una nuova, ponderosa raccolta di sue interviste, Il pensiero ribelle (Controcorrente, euro 30, pagg.445). De Benoist è una voce libera, inascoltata e acuta da più di quarant'anni, con una multiforme cultura e sterminate letture. Il suo primo testo notevole fu Visto da destra, ma ha sparso opere rilevanti lungo i decenni. Tra i suoi iniziali compagni di strada, un italiano, corrispondente de Il Tempo da Parigi, Giorgio Locchi, che scrisse con lui Il Male Americano. Da noi un gruppo di giovani intellettuali italiani venuti dal neofascismo alla fine degli anni '70 dette vita nel suo solco alla nuova destra. Pur nel suo percorso singolare, De Benoist in Francia ha trovato interlocutori venuti da altri mondi: da Alain Caill´ e la scuola antiutilitarista a Serge Latouche, da Louis Pauwels agli ex-gauchiste Jean Cau e Regis D´bray al sociologo Michel Maffesoli.
Nella nostra epoca si è compiuta la pars destruens che prefigurò de Benoist: il collasso della politica, la fine delle ideologie, il primato della tecnica e dell'economia, il dominio mondiale della finanza, l'omologazione planetaria sotto la buccia retorica dei diritti umani. In particolare, l'avvento dell'Europa dei mercati - e l'Italia commissariata dai tecnici, sta vistosamente divaricando, a livello popolare, la destra economica e transnazionale dalla destra politica, nazionale e popolare. La stessa sorte di Sarkozy sembra decisa dal suo progressivo appiattirsi sulle ragioni della destra economica e sul deciso allontanarsi dalla destra popolare e sociale che lo portò all'Eliseo. Nella sua disamina, De Benoist è spietato con lui, senza peraltro amare il lepenismo, almeno quello paterno.... C

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