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Sandro Govannini in Libro Manifesto "Nuova Oggettività" : intervista


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D - Nuova Oggettività o New Realism -nuova sbandierata rotta oltre il postmoderno di certa area storicamente "gauche"- nel futuro prossimo? 

R – Al di là dei nomi che potrebbero apparire persino dei “purissimi accidenti” se non strettamente collegati alla causa prima etimologica ed alla causa seconda od efficiente della corrispondenza con il fare effettivo, si potrebbe intendere che l’era del soggettivismo massificato e della massificazione soggettiva, è, ciclicamente, alla fine. Una nuova realistica oggettività significherebbe comprendere nuovamente il porsi necessario dei grandi compiti al di là della frattura esistenziale del capitalismo, per come esso si è andato terminalmente configurando. Recuperare l’eroismo della persona ed inserirlo nel progetto della comunità, significa veramente andare realisticamente al di là della destra e della sinistra, qualsiasi cosa temano i nostalgici di qualsiasi provenienza o setta. La partecipazione, elemento insieme spirituale e materiale, può centrare ogni nostro sentimento ed ogni nostro ragionamento per farsi prassi generosa e lungimirante, così nel microcosmo delle relazioni come nel macrocosmo delle realizzazioni. In tal modo i valori fondanti sono e saranno acceleratori e non zavorra.

D- Davvero possibile, nella prassi, danzare tra il computer e i graffiti, tra l'azzurro del cielo e il silicio fosforoscente?

R – Più che crederlo possibile o necessario lo credo in atto, se, come sopra dicevamo, dirigiamo verso la sostanza che divenga forma. D’altronde la trama della tela dell’esistente, come dicevano i presocratici, svela ben più che un disegno intelligente... altrimenti non esisterebbero né simbolo, né mito... quanto una paideia anagogica, sempre in azione, seppur non letteralista, o meglio da non leggere letteralisticamente. Quelli di “una volta per tutte” – ovunque si situi, nel passato, nel presente, nel futuro - travisano il sempre presente, che può appartenere a molti ed a nessuno. L’onestà qui è della visione, non dell’opinione. Onestà della visone... ma certo non è facile.

D- Verso l'Ingegneria im-prevedibile della felicità o una sfida estrema alle stelle, prima dell'implosione della civiltà?

R – Credo nell’uomo. Credo, come diceva Pound, nell’ininterrotta sua catena causale che mentre lega, attorce, forza, prova, costringe alla liberazione ed al superamento... quia absurdum. Ma ne diamo una versione felice, non torva, se pur la sofferenza ha luogo ed opera senza pietà alcuna. Ma la pietas saggia del combattente vero non si nega nel furor, quanto si ricomprende nelle arti... quelle che una volta si sarebbero definite liberali. Lo stelo d’erba e l’orizzonte infinito sono costantemente in relazione... così la nostra civiltà è in noi, qualsiasi sia il frangente storico che si debba giocoforza attraversare.


D- Tra realtà e utopia, l'Italia tra 100 anni...

R – Tra le tre grossolane ipotesi della rovina, della divisione, della riforma lacrime e sangue, preferirei ovviamente - se costretti - la terza... e che paghino possibilmente di più i cialtroni di ogni grado e risma... ma spero che si possano evitare queste tre tragedie, anche perché non son sicuro che poi la pena sia giustamente redistribuita. L’Italia è una dea meravigliosa e fragile. Spero che una élite nuovamente consapevole sappia trarci fuori - con forza ed equilibrio - dalla situazione gravissima nella quale siamo immersi. E’ il nostro orgoglio ed il nostro dovere.

 *Sandro Giovannini  www.sandrogiovannini.com

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