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Breve introduzione: (di Francesco Sacconi))
Pensare, dal latino pensum, “peso”, da cui ponderare, dunque valutare la gravità di un corpo qualsiasi quindi, in senso lato, “misurare”.
Mi piace l'idea di partire da qui la mia introduzione alla blog-intervista per i motivi che cercherò di far emergere.
Un sano atteggiamento lucido e scientifico, lo stesso con il quale i nostri Padri ellenici partorirono l'evento più grandioso della storia del mondo, vale a dire la nascita della filosofia, vuole che, di fronte a qualsiasi fenomeno, si parta dalla misurazione delle sue dimensioni, nonché dei suoi effetti, per poi procedere ad una sua migliore definizione.
In questo senso potremmo parlare di Nuova Oggettività come di una comunità di scienziati...
D- Nuova Oggettività o New Realism -nuova sbandierata rotta oltre il postmoderno di certa area storicamente "gauche"- nel futuro prossimo?
R- È condivisa l'opinione che la realtà storica che stiamo vivendo sia assolutamente inaudita, compimento radicale del faustismo moderno, fino alle sue estreme conseguenze di messa in discussione della reale capacità del nostro genere di sopravvivere alla stessa macchinazione messa in piedi dall'era della riduzione della complessità fenomenica a formula tecnico-matematica.
In questo senso, Nuova Oggettività può essere considerato come quel laboratorio delle Geisteswissenschaften, negatoci da una politica di tagli alla cultura ma contro la quale è la stessa insorgenza dello spirito di ricerca a volersi innanzitutto ribellare e reclamare la propria necessaria vitalità e, con questa, il suo stesso diritto ad esistere.
Non si tratta, a mio avviso, di schierarsi con o contro un qualche fantasma di “Gauche”, visto che di fronte allo scenario politico attuale non si può obiettivamente credere in un qualsivoglia partito, a meno che non si sia ancora raggiunta l'età dei 25-30 o non ci siano forti intere$$i personali in ballo e, in entrambi i casi, il sottoscritto si dichiara “fuori gioco”!
Nuova Oggettività mi ha attratto per questo, per l'altissima qualità espressa dai suoi componenti (che non è semplicemente tecnico – nozionistica) capace di accettare e confrontarsi con realtà culturali diverse, senza chiudersi aprioristicamente di fronte a qualsivoglia suggestione.
Nel mio passato, prima di approdare all'attuale posizione di neutralità politica da volontario del soccorso in Croce Rossa, ho provato a concretizzare esperienze politiche significative tanto a destra quanto a sinistra, nonché al di là dell'una e dell'altra, tutte esperienze partite sempre con le migliori intenzioni di superare gli opposti estremismi, che così tante vittime hanno mietuto nei decenni passati, nel tentativo di creare finalmente qualcosa di solido al di là delle parole (sono un convinto sostenitore della Legge di Sparta: “I fatti sono il fuoco, le chiacchiere la carta!” ).
Quasi tutte queste realtà sono naufragate di fronte alla tentazione dei particolarismi ma Nuova Oggettività, a mio avviso, ha qualcosa in più rispetto a tutto il resto: il sostrato Culturale dei suoi uomini – chiave, supportato dalla maturità delle rispettive esperienze!
D- Davvero possibile, nella prassi, danzare tra il computer e i graffiti, tra l'azzurro del cielo e il silicio fosforoscente?
R -In questo senso, proprio perchè N.O. è quel laboratorio scientifico che ho provato a descrivere, possono conciliarsi sia l'azzurro dell'anima e del cielo sia il coltan-silicio dei megachips: nella globalità siamo inseriti, nella globalità cercheremo di portare sale e fuoco e, se occorre, anche il napalm!!! :-)))
Chi scrive si è laureato in Filosofia con una tesi su Martin Heidegger quindi ha dovuto superare la fase iniziale di un certo sospetto nei confronti dell'informatizzazione del mondo ma, in fondo, N.O. non è forse una realtà concretizzatasi grazie a questa Rivoluzione?
D- Verso l'Ingegneria im-prevedibile della felicità o una sfida estrema alle stelle, prima dell'implosione della civiltà?
R - “La sfida estrema alle stelle prima della nostra implosione” mi ricorda una canzone di Roger Waters, in cui proprio le parole conclusive raccontano di uno scintillio molto strano del pianeta Terra nell'Universo: “Il nostro ultimo Urrah!”
Davvero la morte e la felicità “im-prevedibile” sono così inconciliabili? :-)
Come ho scritto qualche mese fa, proprio rispondendo ad una email (del nostro blogger Guerra), per me non è tanto importante il successo personale socialmente riconosciuto quanto la pace con il mio Dèmone interiore e N.O., anche solo per la sua semplice sfida, che porta avanti con virile e creativa dignitas, è qualcosa di Bello, dunque Giusto a prescindere dai risultati: il resto si vedrà!
Eraclito scriveva: Ethos anthropo daimon (“E' lo stesso soggiorno ad ispirarci”), oggi che le ideologie sono crollate ( ma mancano a qualcuno, per caso??? ) abbiamo la grande opportunità di ripartire proprio dall'ethos, quindi c'è bisogno di sfide come quella che stiamo portando avanti: siamo pochi? Pochi i mezzi a disposizione? Tanto meglio! Non avremo da fare altro che rallegrarci per eventuali successi e, ad ogni buon conto, goderci l'onore di avere tentato...
D- Tra realtà e utopia, l'Italia tra 100 anni...
R - Sui prossimi cent'anni, ho il sentore e l'ardire di sottolineare, dovremo vedere cosa succederà a livello antropologico al vero protagonista del Novecento: il genere femminile!
È forse un caso che in ogni lingua del mondo, moderna o antica che sia, la parola “Vita” e la parola
“Morte” siano sempre e comunque di genere femminile?
Ecco: credo che dovremo fare i conti soprattutto con loro, con le nostre donne e non solo, con la loro voglia di contribuire, per esempio, al decremento demografico dell'etnia europea oppure controsterzare la tendenza, complice magari una politica sociale di reale “pari opportunità”.
La questione femminile, per noi importantissima, è addirittura decisiva nel mondo islamico, per ovvi motivi...
Pertanto prima di rispondere in modo chiaro a quest'ultima domanda, aspetto di capire meglio cosa ne pensa la nostra gentile controparte...
Ad Maiora semper!