Le ironiche constatazioni di Diego Marani sui loro effetti hanno dato la stura all’autodifesa dell’amministrazione provinciale con dichiarazioni così riassumibili: i Tutor conferiscono sicurezza stradale in punti ad elevata pericolosità provata da incidenti mortali avvenuti. Chi dileggia asseconda bassi egoismi per non pagar multe legittime, e contesta indegnamente un’opera di elevato valore facendo torto a noi buoni amministratori. Fine della predica. Una mezza spiegazione sul come i Tutor raggiungano concretamente lo scopo non la danno, a meno che non l’abbiano scritta fra le righe con l’inchiostro simpatico. Eppure un’autodifesa seria dovrebbe partire proprio da lì, non essendo mai una prova in sé l’autodichiarazione.
Vediamo come ancora una volta sia replicata la storia del re nudo. Il sistema Tutor è un controllo automatico realizzato per sollevare la polizia stradale da compiti di rutine lungo le autostrade (quelle arterie affini alla strade di campagna come le cattedrali agli scantinati, aventi corsie a senso unico per traffico veloce, prive d’incroci, a lunga percorrenza, trafficatissime), dove solo il mantenimento della velocità media del fiume di veicoli sostiene un equilibrio instabile. La certezza della sanzione per chi supera la velocità massima possibile in Italia assolve al compito deterrente. Ma la sanzione per alcuni sforamenti è un effetto marginale del Tutor, trattandosi di un sistema di misura informatizzato che ottiene in tempo reale dati di flusso dai quali si può ricavare di tutto, dalle aliquote di utenti suddivise per velocità medie sostenute, alle statistiche sugli orari di punta e di calma. La società Autostrade non ha bisogno di ricavare dai Tutor ciò che sa dai caselli, le bastano gli sforamenti rilevati su lunghi tratti e relative multe. Non deve invece essere così per chi gestisce una strada di campagna accessoriata di Tutor che, anzi, avrebbe bisogno di stabilire per certezze acquisite quali siano i limiti massimi di velocità senza ricorrere al metodo ambaraban ci-ci co-co sui numeri 50-60-70. Lo fa?
L’amministrazione ci dica che lo fa e cominceremo a crederle. Ma per ottenere piena fiducia deve dire anche se utilizza la versatilità dei Tutor per variare le soglie di pericolo seguendo le necessità: con la strada ghiacciata attraversare un incrocio ai 69 all’ora è propensione agli omicidi. Non lo è ai 90 in una limpida giornata estiva in ora morta. Ci dica se nell’incrocio pericoloso il Tutor rileva anche il traffico traverso, ci dica come inviando una grossa multa a casa di un ubriaco che andava a 120 all’ora può impedire che lo stesso ubriaco uccida qualcuno alla prima curva, se vuole allontanare i sospetti sui pretesti per far cassa. Tutti sanno che diversamente da una multa un guard rail impedisce di finire nel fosso, quindi chi preferisce comprare dispositivi di multe automatiche invece di guard rails, rotatorie e semafori, pur ritenendo d’avere buone intenzioni “investendo in sicurezza” (che si ripaga subito a suon di multe distribuite su chi passa perché statisticamente c’è sempre chi sbaglia fra 70 e 71) non pretenda fiducia da chi distingue fra ipotesi e risoluzioni di problemi. Tanto più che il sistema di potere dominante che spaccia ipotesi si passa il testimone al suo interno da “soli” 60 anni e il tempo per risolvere i problemi l’ha avuto.
Il capogruppo PD Guglielmini, nel piagnisteo pubblicato il 16/09 afferma: “.. la triste realtà è che in questo paese oggi è più facile vincere le elezioni vendendo fumo che offrendo buona amministrazione.”. Si sbaglia: a Ferrara non da oggi, da 60 anni. Eppure Marani ha ammonito con divertente metafora che così facendo, e dicendo, segano il ramo su cui siedono.
Paolo Giardini