Ferrara Internazionale 2010 Protesta antimusulmana/ Tariq Ramadan story

IL resto, eccolo qua: con tanto di link verificabile.

1. da Wikipedia:

"Tra il 1992 e il 1993, su designazione dell'ufficio politico dell'associazione dei Fratelli Musulmani, è stato responsabile della da'wa (proselitismo) in Occidente, con il compito di convertire l'Europa all'Islam fondamentalista per realizzare una società basata sulla shari'a, la Legge islamica"

Alla Facoltà di Lettere di Ginevra Ramadan ha sostenuto l'esame di dottorato nel 1998, con grandi difficoltà secondo la testimonianza della prof.ssa Farian Sabahi (docente in quella stessa Facoltà). La sua tesi era infatti, secondo l'opinione del capo di dipartimento e degli altri colleghi, un'apologia del nonno Hasan al-Banna e quindi priva dello spirito critico necessario. Alla fine ha tuttavia superato l'esame, malgrado le perplessità di una parte del corpo docente.[2]

Nel febbraio del 2008 Ramadan è stato insieme all' Unione degli scrittori arabi e a diversi altri intellettuali arabo-islamici fra i sostenitori del boicottaggio della Fiera Internazionale del libro di Torino "colpevole" di aver invitato per l'edizione 2008 Israele come paese ospite.

La giornalista italiana Silvia Grilli durante un confronto organizzato dal settimanale Panorama il 16 settembre 2004 domandò a Tariq Ramadan “È giusto uccidere un bimbo israeliano di otto anni perché da grande farà il soldato?”. Ramadan, a dire della giornalista, avrebbe risposto:

« Gli attentati suicidi in Israele sono in sé condannabili, cioè bisogna condannarli in sé. Ma quello che dico alla comunità internazionale è che sono contestualmente spiegabili e non giustificabili. Che cosa significa? Vuol dire che la comunità internazionale ha messo oggi i palestinesi in una tale situazione tale da consegnarli a una politica oppressiva. Ciò che spiega, ma senza giustificare, che a un certo punto la gente dica: non abbiamo armi, non abbiamo niente e dunque non si può fare che questo. È contestualmente spiegabile, ma moralmente è condannabile ... È importante per il musulmano agire come un cittadino, in modo da influenzare il proprio contesto sociale, anche se non deve a sua volta essere influenzato dall’ambiente »
(Tariq Ramadan riportate su Panorama del 23 settembre 2004)
Caroline Fourest, dopo aver analizzato in 15 libri, 1500 pagine di interviste e circa 100 registrazioni di Tariq Ramadan nel saggio Frère Tariq [12] ha concluso che "Ramadan è un signore della guerra," e l'"erede politico di suo nonno," Hasan al-Banna, affermando che i suoi discorsi sono, "spesso solo una ripetizione dei discorsi che suo nonno faceva all'inizio del XX secolo in Egitto," e che egli, "presenta [Hasan al-Banna] come un modello da seguire."[13] 

Ramadan ha scritto un articolo intitolato I (nuovi) intellettuali comunitari[8] più volte rifiutato dai quotidiani francesi Le Monde e Le Figaro e poi pubblicato da Oumma.com (3 ottobre 2003). Nell'articolo Ramadan critica intellettuali e personalità ebraiche quali Alexandre Adler, Alain Finkielkraut, Bernard-Henri Lévy, André Glucksmann e Bernard Kouchner, accusandoli di non essere più degli intellettuali universalisti che difendono i diritti umani universali, ma di aver sviluppato analisi comunitariste che li portano a difendere posizioni contestabili, come il sostegno alla guerra e a difendere ad oltranza Israele. Afferma, inoltre, l'equivalenza tra terrorismo islamista e politica di Israele:

Tutti gli interessati hanno risposto accusandolo a loro volta di antisemitismo e di usare un linguaggio che infiamma gli animi

*da IL FOGLIO 14 10 2010

L'islamista messo in imbarazzo dal giornalista del New Yorker

Tariq Ramadan torna a New York per elogiare suo nonno alleato di Hitler

...Nel 2004 l’Amministrazione Bush aveva revocato il visto al professore che era stato chiamato a insegnare all’Università Notre Dame. Il caso sarebbe diventato uno dei principali banchi di prova del rapporto tra libertà accademica e sicurezza nazionale dopo l’11 settembre. Fu il giudice federale Paul Crotty di Manhattan a stabilire che il celebre islamologo svizzero non aveva diritto a entrare negli Stati Uniti, dando così ragione alla Casa Bianca di Bush che aveva imputato all’attivista islamico la donazione, tra il 1998 e il 2002, di 1.300 dollari a una fondazione svizzera legata ad Hamas. Alla fine dello scorso anno Ramadan aveva poi perso il posto di consulente della città di Rotterdam e di docente presso l’Erasmus University per aver proseguito nella conduzione di un programma su Press tv, il canale televisivo internazionale del regime iraniano. ...

...Quello di Ramadan non è stato un invito all’integrazione o tanto meno all’assimilazione. “I musulmani devono tornare alle proprie origini”, ha proclamato Ramadan. Di fronte al pubblico newyorchese, Ramadan ha elogiato il velo islamico: “Se ci limitiamo a guardare il modo in cui le donne sono vestite, possiamo credere che siano oppresse da una società maschilista. Ma se ascoltiamo i loro discorsi e osserviamo il modo in cui sono coinvolte nella vita comunitaria, scopriamo l’esistenza di una nuova leadership”. Queste donne col velo “rigettano l’occidentalizzazione e vogliono la libertà”. George Packer del New Yorker ha avuto parole molto dure sul professore islamista: “Era come se si rivolgesse a immigrati musulmani di seconda generazione in una moschea di Lille o Leicester”.

....il momento di maggior tensione dell’incontro, quello che ha fatto i titoli dei giornali americani, è stato quando il giornalista del New Yorker ha ricordato, con tanto di citazioni, l’adesione al nazismo da parte del nonno di Ramadan, il fondatore dei Fratelli musulmani Hassan al Banna. Si tratta di un capitolo decisivo nella recente storia dell’islam. Perché chiama in causa l’animatore del più vasto movimento islamico del Novecento e il muftì di Gerusalemme Husseini, il più importante leader musulmano in Palestina durante la Seconda guerra mondiale. Ramadan ha così risposto a Packer: “Molte cose che Al Banna ha detto, come la resistenza al colonialismo britannico e la diffusione dell’islam come forza di opposizione, io le rispetto. Le affermazioni di Al Banna devono essere viste nel contesto della resistenza contro i colonizzatori europei”.

Al Banna appoggiò il muftì di Gerusalemme Husseini, che di Hitler fu alleato, nella sua guerra contro gli ebrei. Ramadan ha detto che “al Banna sostenne il Muftì nel contesto della lotta contro la silente colonizzazione della Palestina e i gruppi terroristici ebraici”. Packer ha replicato: “Non mi piace contestualizzare l’alleanza con un collaborazionista nazista”. Alla fine l’islamista ha così giustificato la scelta del nonno: “Al Banna appoggiò chi diceva che la Palestina dovesse essere liberata dal tentativo di creare lo stato d’Israele in quel luogo”. Insomma, nessuna condanna o presa di distanze dalla sciagurata alleanza fra il potente leader islamico e la macchina genocida di Hitler.

si veda anche:

L'OCCIDENTALE 6 2 2010

e RESET http://www.resetdoc.org/story/00000021173

« A tutti coloro che, come me, hanno un tempo sperato che Tariq Ramadan potesse essere uno degli ambasciatori della lotta contro le discriminazioni, un alleato nella lotta contro la globalizzazione che uccide la diversità e portatrice di dominazione, e che si sono accorti che militava soprattutto per porre questa rivolta al servizio di un islam politico arrogante, dominante e manicheo »
(Caroline Fourest in Frère Tariq)