Il libro è vicino ad una svolta?
Di Barbara Cannetti
La diffusione delle nuove tecnologie, ha reso sempre più facile l’accesso al WEB e, quindi, alla libera informazione. Tutto ciò ha inoltre determinato la nascita e poi la crescita del mercato dei libri in formato audio e digitale (i cosiddetti e-book).
Si sono così aperte nuove possibilità ed opportunità di lettura, non solo per chi ha problemi di vista ma anche per i normodotati.
E se in Italia il libro digitale stenta a diffondersi, ben diversa appare la situazione negli Stati Uniti.
Il cinque agosto 2010 sia “Il corriere della sera” che “La repubblica” annunciano che “Barnes & Noble” -ossia la più grande rete libraria d’America, la stessa che in passato ha spazzato via dal mercato americano molti negozi di tipo tradizionale- è stata messa in vendita. A partire dal primo punto vendita aperto a New York nel 1971, questa società si è largamente diffusa arrivando a contare ben 720 stores che si affiancano a 600 negozi di tipo tradizionale. Ora, però, sono arrivati i problemi, sorti –almeno in parte- proprio a causa della diffusione del libro digitale, dato che gli e book riducono gli spazi e quindi i margini di guadagno legati all’editoria tradizionale
Ronald Burkle, il detentore del 20% di Barnes & Noble, ha tentato una scalata alla società. Il suo scopo, come si legge sui quotidiani,è quello di ottenere la maggioranza assoluta per poi vendere o chiudere molti punti vendita e concentrarsi sul digitale. Questa operazione ha determinato grossi problemi anche di tipo legale tuttora aperti. Il socio di maggioranza, però, a sorpresa ha comunicato la messa in vendita della società. Alcuni ritengono che si tratti solo di un gioco per avviare una vera e propria ristrutturazione.
Comunque stiano veramente le cose, quel che conta è che il libro digitale continua a far parlare di sé, portando sempre più scompiglio negli equilibri preordinati del settore.Su di esso ed in particolare sul suo ruolo, molto si è ormai discusso anche in Italia. Umberto Eco, ad esempio, tempo fa ha affermato che, pur amando le opere in formato cartaceo, è favorevole alla diffusione dei libri anche in altri formati purchè questo serva ad incrementare la lettura.
Un discorso ancora diverso, invece, si può fare sui testi che hanno carattere scientifico.
Francesco M. Cataluccio, domenica 11 luglio 2010, ha scritto a tal proposito un articolo su “Il Sole 24 Ore” in cui afferma che in America ed in particolare nella biblioteca del dipartimento di fisica della Stanfort University, da mesi è in atto una rivoluzione tecnologica.
L’intento è quello di creare una vera e propria biblioteca digitale all’interno della quale i libri in formato cartaceo diventeranno l’eccezione e non più la regola.
Gli utenti potranno utilizzare i terminali per consultare ben 28 database online, contenenti la lista dei volumi digitali, oltre che a 12000 riviste scientifiche. La direttrice della biblioteca -Stella Ota- ha affermato che in tal modo verrà risolto il problema della carenza e della gestione degli spazi, visto e considerato che, ogni anno, vengono acquisiti circa 100.000 nuovi libri (più o meno 273 testi al giorno).
E questa sembra essere la strada a cui si stanno avviando un po’ tutte le biblioteche universitarie, tanto che c’è chi prevede la scomparsa delle biblioteche scientifiche tradizionali entro una decina di anni.
Se ciò accadrà, probabilmente ci saranno anche degli aspetti negativi. Le copie cartacee dei manuali e dei testi scientifici diventeranno infatti sempre più rare e quindi costose, con conseguenti ripercussioni sulla editoria di settore.
Ed è proprio questo che, più di ogni altra cosa- preme agli amanti dei libri in generale: evitare la crescita dei prezzi o – a parità di costi- la riduzione della qualità dei prodotti.