GRAZIANO CECCHINI L'ARTE NON SI PROCESSA (Fondazione Fare Futuro)

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Dopo la condanna di Graziano Cecchini per le palline di Trinità dei Monti fare futuro.jpg 

L'arte non si processa

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di Antonio Rapisarda Se da queste parti fossimo avvezzi alla teoria del complotto, diremmo che non è un buon segnale quando gli artisti finiscono in carcere. Ma, di sicuro, la condanna inflitta a Graziano Cecchini, il futurista di “Rosso Trevi” nonché assessore al Nulla della giunta “pazza” di Vittorio Sgarbi in quel di Salemi, non nasce da una volontà censoria e repressiva. Ma, molto probabilmente, si iscrive nella categoria kafkiana del grottesco.

 

“Interruzione di pubblico servizio”, si  legge così nella motivazione del giudice che ha condannato a otto mesi di reclusione Cecchini che, ricordiamolo, è il futurista-situazionista che ha stupito il mondo e (ri)svegliato un po’ tutti con le sue performance dal torpore della stagione veltroniana. Otto mesi di carcere perché le palline colorate lanciate dalla scalinata di Trinità dei Monti nel gennaio dello scorso anno avrebbero “impedito” il passaggio di due autobus. Va da sé che per lo stesso motivo dovrebbero essere denunciati e incarcerati, in una qualsiasi città italiana, migliaia di automobilisti, di pedoni, di ambulanti abusivi e così via.

 

Per quale motivo la società, dunque, dovrebbe essere risarcita da Cecchini? Forse perché la sua opera ha proprio ridato vita ai monumenti, e lo ha fatto senza violarne o sconvolgerne la natura? E, sopratutto, senza fare danni. Ma con il rispetto - un po’ sfacciato e, diciamolo, futurista - che si deve a una “signora” di una certa età, la cui bellezza ancora intatta aveva bisogno però di nuovi “stimoli”?

 

Del resto, si perdonano i writer, i caciaroni dei centri storici, i (più che discutibili) fricchettoni che tambureggiano a qualsiasi ora della notte, e poi si mette in gabbia un artista che (soprattutto in tempi così magri di talento) è riuscito comunque a conquistare la prime pagine dei giornali di tutto il mondo ponendo Roma e l’arte al centro del dibattito nel nome della più grande avanguardia del Novecento.

 

Cecchini, comunque, non si scompone per la notizia. Anzi, rilancia: «Apprendo con grande gioia la notizia di questa condanna perché mi fa capire ancora di più la necessità di impegnarmi per la vera giustizia». E ha dato subito appuntamento a tutti, giudice compreso, il primo maggio a piazza Venezia:  presentissimo! per una manifestazione itinerante a favore dei diritti umani.

 

Come si può notare, quindi, niente vittimismo o denuncia del rischio regime. Ma, questo sì, un invito al buon senso. A considerare il fatto che, in un momento di grande tensione sociale, proprio un artista finisca rinchiuso in carcere, non è certo un segnale di distensione e di incoraggiamento. Rientra, invece, in quel vizio tutto italiano che si chiama burocrazia.

 

Per cortesia, allora, giù la mani da Graziano Cecchini. (E pure dalle sue “palle”!).

ANTONIO RAPISARDA (Fondazione Fare Futuro  www.farefuturofondazione.it)

http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=1448&Cat=1&I=../immagini/Foto/palline_int.gif&IdTipo=0&TitoloBlocco=Il%20Corsivo&Codi_Cate_Arti=44

http://www.youtube.com/watch?v=fTVno5VAYEA&feature=PlayList&p=56FEDEDBB72BB4D6&index=2&playnext=3&playnext_from=PL

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