DOPO IL DIRITTO ALLO SCIOPERO... IL ROVESCIO
Il nostro attuale governo sta per compiere un anno di vita e, per quanto breve possa essere la durata di questo organo politico, ad un anno dall’insediamento il tempo trascorso è insufficiente per giudicarne l’operato. Nonostante ciò, la frenesia legislativa dilagante a palazzo Chigi ci permette già di formulare in merito idee ben precise.
E’ opinione di molti, me compresa, che le manie riformiste dell’attuale consiglio dei ministri sono da contestualizzarsi all’interno di un vero e proprio PROCESSO DI EROSIONE DELLA DEMOCRAZIA… Attraverso iniziative politiche e interventi legislativi ben mirati vengono sferrati pesanti attacchi alla nostra Costituzione, che è al tempo stesso base e garanzia dello stato democratico, che i nostri nonni e nonne partigiane hanno permesso d’instaurare, con il sangue e con il sudore.
Uno di questi attacchi è rivolto al DIRITTO DI SCIOPERO per il settore pubblico, e non solo del settore pubblico, perché vorrei farvi notare che in questo stesso disegno di legge è già presente un articolo che prevede l’estendibilità di tale provvedimento al settore privato!!!
Quello che si vuole raggiungere è la limitazione all’esercizio di un diritto sacro e santo... in nome di un SOGGETTO NON BENE IDENTIFICATO... “NEL NOME DEI CITTADINI-UTENTI”… E’ un discutibile altruismo quello dietro cui si cela il N.E.I.M. (Nostro Emerissimo I° Ministro): in nome di chi sta limitando uno dei DIRITTI-SIMBOLO della LIBERTA’ D’AZIONE e AUTOAFFERMAZIONE DEI LAVORATORI? In nome di chi?!!!!
Vi chiedo uno sforzo: allargate la veduta... togliete lo zoom... allarga, allarga, allarga...
…Forse qualcuno si riconosce nel CITTADINO-UTENTE? Forse qualcuno si identifica in esso? C'è qualcuno di voi che se la sente di caratterizzarsi in qualità di Cittadino-Utente? Se non ognuno di noi e nello stesso tempo nessuno! Io lo posso essere in alcuni momenti della giornata... nella maggior parte no... lo posso essere quotidianamente o a giorni alterni... certo è che non mi "risolve", rappresenta solo una piccola parte del mio essere sociale, del mio “essere gettata nel mondo”... prima di essere "cittadina-utente" sono lavoratrice... e prima ancora di essere lavoratrice sono cittadina (cittadina in sé, che non necessita di attingere ad alcun servizio per vedersi riconoscere l’esistenza) e prima ancora di essere lavoratrice/cittadina sono una persona!!!! (arginiamo la schizofrenia, grazie!).
Entriamo nel merito.
Il diritto di sciopero per i lavoratori del settore pubblico è già ampiamente regolamentato dalla legge 12 giugno 1990 n.146. Questa lungimirante legge stabilisce che i lavoratori dei servizi pubblici essenziali possono esercitare il diritto di sciopero soltanto in modo da consentire l’erogazione delle prestazioni indispensabili per garantire i diritti costituzionali degli utenti, e le misure necessarie per l’erogazione di tali prestazioni sono concordate all’interno dei contratti collettivi stipulati tra organizzazioni sindacali e amministrazioni pubbliche (voglio qui brevemente accennare che i contratti collettivi sono un altro degli strumenti di difesa dei diritti dei lavoratori presi di mira dall’attuale governo).
Ora, qualcuno di voi potrebbe benissimo chiedermi: perché il governo in carica spreca tanto tempo, tante energie e i soldi dei contribuenti con la scusa di difendere i diritti di un preteso soggetto andando a legiferare su di una materia che il lume di altri governanti, vent’anni fa, ha ampiamente rischiarato? Qualcun altro di voi mi può chiedere: perché darsi tanta pena ad arginare ulteriormente questo diritto che è opinione comune: “tanto non serve”?? Un altro di voi si può porre il problema di chi difenderà, di chi darà voce a quel 49%, finanche il 50, che vorrà esercitare il suo diritto a difendere le proprie e altrui (51%) rivendicazioni???
Ragioniamo per assurdo. Poniamo che questa legge passa. Poniamo altresì che in una determinata categoria una data organizzazione sindacale indica uno sciopero. Poniamo a 100 il totale degli aventi diritto a scioperare. Poniamo a 50 il numero di coloro che aderiscono allo sciopero perché obiettivamente è una giusta causa. I rimanenti 50 degli aventi diritto non aderisce, di cui 15 perché precari non si possono esporre (anelano al contratto indeterminato, sono sotto ricatto); altri 15 non scioperano perché tanto ci penseranno gli altri a farlo per me; 5 non aderiscono perché rivestono un ruolo che “non sarebbe coerente farlo”; 10 perché: che giorno è? Che anno è? Il X sec. D.g.f.; 2 perché sono soddisfatti delle loro condizioni di lavoro (che guarda caso sono leggermente diverse da quelle di coloro che intendono scioperare); 3 non aderiscono perché sono in odore di promozione. Queste le premesse. La conclusione: lo sciopero non è consentito per legge. 50 persone su 100 non potranno liberamente sostenere i propri le proprie rivendicazioni e i propri interessi.
Domanda: perché la decisione di chi non intende scioperare deve avere più peso di chi intende scioperare?
NATASSIA CRISTOFORI
http://it.euronews.net/2009/04/15/sciopero-della-fame-il-governo-non-cede/
http://www.youtube.com/watch?v=P6fAj07W2nQ&feature=player_embedded filmato