Cos'è l'epica ? Vi sono definzioni estensive, liceali, nel senso aristotelico, come quella utilizzata da Wu Ming 1, narrazione di imprese grandiose che cercano di trascendere l'esperienza dell'io soggettivo.
Vi son poi definizioni ben più ristrette, filologiche. L'epica come genere figlio di una cultura basata sull'oralità e non sulla scrittura.
Genere nato per esser ricordato e cantato, non per esser prigioniero di carta ed inchiostro. Ciò gli impone date caratteristiche stilistiche, l'uso di ritmi e di memi che ne facilitano l'imprimersi nella memoria.
E nei contenuti, questo rispecchia valori e credenze di una cultura basata su un'etica eroica(no nel senso di Propt, ma in quello di Cúchulainn o di Achille) e tribale.
Sotto quest'ottica, Virgilio non è per nulla epico, ma romanzesco. Si riferisce ad un pubblico colto che lusinga con la citazione colta e con il calco erudito.
Nega i meccanismi dell'oralità, rifiutando come Ennio, il verso della tradizione, il saturnio, per l'esametro.
E soprattutto, la sua visione del mondo è tutt'altro che tribale che paradossalmente appartiene a Turno, lo sconfitto, ma quella di una civiltà ordinata.
E' un'opera ellenistica, il primo esempio di postmodernismo della Storia, e sta all'epica come Kill Bill sta ai film di Bruce Lee
Stesso discorso, per la cosiddetta New Italian Epic. Per quanto si possa essere sostenitori del Medio Evo prossimo venturo, la nostra società si può definire tutt'altro che basata sull'oralità o costituita su base tribale.
Neppure può definirsi società dell'immagine. E forse la prima società della Contaminazione, in cui linguaggi, strutture, aggregazioni si fondono e si scompongono.
E questo caos, questo calderone di Lug, si rispecchia ed influenza più o meno consapevolmente la nostra narrativa.
Lo stesso vale, per la questione del lingua, quanto meno epico possa esistere. Anzi, da un certo punto di vista, non può neppure considerarsi new.
Le sperimentazioni di questi autori son più presunte che reali. La dissimulazione è di fatto la negazione della sovversione, il rifiuto di prendersi le responsabilità del proprio gesto creativo.
Per citate Ezra Pound
Se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per le proprie idee o le sue idee valgon poco o quell'uomo vale poco
E questo vale anche nel periodare di una prosa
Rispetto al secolo scorso, dalla sfida di un Marinetti a quella del Notturno di D'Annunzio, da Gadda e Pasolini ad Horcynus Orca di D'Arrigo, per citare le prime esperienze che mi vengono in mente, di fatto vi è persino un riflusso. Non sono superati, ma al limite, citati o calcati, il modo migliore per normalizzarli e sottrarre loro potenza eversiva. D'altra parte, ciò che vivo provoca, ciò è defunto si omaggia.
Per non parlare dell'etica che si rispecchia nei personaggi... Lì torniamo persino ai cascami di un vecchio romanticismo con creazioni incerte tra titanismi ed vittimismi letti e riletti.
In sintesi, la nuova narrativa italiana, con tutti i suoi pregi, lo ribadisco, non può definirsi nè epica, nè nuova, anzi tende ad ingrigirsi in un compiaciuto passatismo (il che tra l'altro nel paragrato la Tradizione di New Italian Epic è evidenziato in termini differenti). Il ritorno all'ordine, benchè negato dalle loro trame, è evidenziato dal loro essere nel tempo
Per ribellarsi a ciò, è necessario in qualche modo rilanciare la sfida dell'avanguardia. Creatività linguistica, recupero della consapevolezza del tragico quotidiano, dialogo con la filosofia, esser maestri di sospetto. E sfuggire alla maledetta tentazione del settarismo autoreferente. La grandezza del Futurismo non era nell'aristocraticismo culturale, ma nell'ambizione di ricreare la totalità del Reale a sua immagine e somiglianza.
Di fatto lo stesso fuoco che anima le avanguardie contemporanee, dai Connettivisti ai Neofuturisti e chiunque altri provi a percorrere i sentieri incerti e pericolosi di frontiere nuove
ALESSIO BRUGNOLI