Casalino Pierluigi
Si dice che democrazia e mercato sono due cavalli che tirano un carro, due cavalli che non tirano proprio nella stessa direzione: uno tira destra e l'altro tira a sinistra. Dal momento che hanno forza eguale, il carro procede diritto. Se poi uno dei due perde colpi e si azzoppa e gli viene il fiatone, il carro smarrisce la retta via e si perde fino a finire fuori strada. l'itinerario di questi due cavalli è tracciato dal tempo dei Greci antichi e giunge ai nostri tempi della grande crisi economica e politica contemporanea: la democrazia fonda le sue radici sul principio di eguaglianza, tradotto in salsa americana prima (1776) e in quella francese dopo (1789).
Il mercato da solo, invece, tende alla disuguaglianza, ma unito alla democrazia la trasforma in libertà. All'inizio tutto ciò inizia in America nel XIX secolo, pur con i limiti a tutti noti e in prevalenza sottolineati dal Tocqueville. In Europa, al contrario, restano gerarchie e privilegi di classe che in America sono di minor impatto. In questo questo contesto si afferma un'uguaglianza delle opportunità non degli esiti, dove il mercato diventa uno straordinario motore di prosperità. E si era uguali non perché si potesse consumare le stesse cose nelle stesse quantità, ma perché nessun oggetto di consumo era più appannaggio di un ceto o dell'altro, di una classe o di un'altra. Tale formula grazie al New Deal durerà fino agli anni Settanta. Anche in Europa dopo il 1945, questa ricetta si tradurrà in un grandioso boom economico e l'aumento delle opportunità per tutti sarà figlio di politiche di welfare, oltre che della diffusione del mercato e delle sue regole. questa sintesi termina con la rivoluzione conservatrice di Reagan e della Thatcher, con il crollo del muro di Berlinio, con il rafforzamento unilaterale del cavallo mercato. E ciò mentre la povera democrazia si faceva sempre più esile e zoppa, con l'epilogo finale tragico dell'affair Lehman, con quello che ne è conseguito. Da questo caos si sprigiona una serie di mostri non tutti segnati dal populismo. Senza un ritorno al precedente equilibrio non si andrà da nessuna parte.
Si dice che democrazia e mercato sono due cavalli che tirano un carro, due cavalli che non tirano proprio nella stessa direzione: uno tira destra e l'altro tira a sinistra. Dal momento che hanno forza eguale, il carro procede diritto. Se poi uno dei due perde colpi e si azzoppa e gli viene il fiatone, il carro smarrisce la retta via e si perde fino a finire fuori strada. l'itinerario di questi due cavalli è tracciato dal tempo dei Greci antichi e giunge ai nostri tempi della grande crisi economica e politica contemporanea: la democrazia fonda le sue radici sul principio di eguaglianza, tradotto in salsa americana prima (1776) e in quella francese dopo (1789).
Il mercato da solo, invece, tende alla disuguaglianza, ma unito alla democrazia la trasforma in libertà. All'inizio tutto ciò inizia in America nel XIX secolo, pur con i limiti a tutti noti e in prevalenza sottolineati dal Tocqueville. In Europa, al contrario, restano gerarchie e privilegi di classe che in America sono di minor impatto. In questo questo contesto si afferma un'uguaglianza delle opportunità non degli esiti, dove il mercato diventa uno straordinario motore di prosperità. E si era uguali non perché si potesse consumare le stesse cose nelle stesse quantità, ma perché nessun oggetto di consumo era più appannaggio di un ceto o dell'altro, di una classe o di un'altra. Tale formula grazie al New Deal durerà fino agli anni Settanta. Anche in Europa dopo il 1945, questa ricetta si tradurrà in un grandioso boom economico e l'aumento delle opportunità per tutti sarà figlio di politiche di welfare, oltre che della diffusione del mercato e delle sue regole. questa sintesi termina con la rivoluzione conservatrice di Reagan e della Thatcher, con il crollo del muro di Berlinio, con il rafforzamento unilaterale del cavallo mercato. E ciò mentre la povera democrazia si faceva sempre più esile e zoppa, con l'epilogo finale tragico dell'affair Lehman, con quello che ne è conseguito. Da questo caos si sprigiona una serie di mostri non tutti segnati dal populismo. Senza un ritorno al precedente equilibrio non si andrà da nessuna parte.