Cina e religioni oggi

Il rapporto tra la Cina e le religioni è sempre stato sofferto. Non tanto il rapporto con le religioni tradizionali pervase da animismo e dall'influenza delle storiche correnti filosofici del Paese di Mezzo, in grado anche di metabolizzare il marxismo. Da sempre, invece, le religioni di origine esterna sono viste con sfiducia, anzi come una minaccia alla sicurezza dello stato. Quindi l'atteggiamento più severe adottate dall'attuale governo di Pechino nei confronti dei culti non è nuovo: le norme stabilite con la costituzione del 1954 e confermate dalle successive carte costituzionali, vengono ora rese più dure nel timore che le religioni si pongano come antagoniste di Pechino. Circostanza che evidenzia il peso progressivo che le religioni stanno avendo nella società cinese contemporanea. Nel X secolo una sinagoga già sorgeva a Shanghai e la comunità ebraica locale non era solo composta di elementi stranieri; per gradi altre religioni penetrarono in Cina e vennero sempre di più identificate come serve di un potere straniero. Lo scorso ottobre Pechino ha posto, perciò, mano ad una serie di disposizioni che innovano rispetto a quelle del 2005 e sono finalizzate ad imprimere un giro di vite su soldi, segni religiosi, attività e formazione delle religioni in Cina. Tanto basta per suscitare le preoccupazioni di Asianews, rivista vicina al Pime (Pontificio istituto missioni estere, in un momento di serrate trattative tra il Vaticano e la Cina in vista di un reciproco riconoscimento diplomatico. La leggi cinesi ora vietano, ufficialmente per combattere reati fiscali e valutari, anche le donazioni dall'estero fino a 15 mila dollari, da autorizzarsi solo dopo lunga e minuziosa investigazione. Solo sull'islam Pechino mantiene una certa cautela, considerati i riflessi che tale religione comporta nel bene e nel male, soprattutto sul piano dell'ordine pubblico. l'organizzazione del pellegrinaggio alla Mecca resterà infatti, con i dovuti limiti, nelle mani degli organi statali islamici. Niente, inoltre, statue fuori da chiese e moschee, templi e siti nelle scuole. Con la Chiesa di Roma, pur con le limitazioni sopra indicate, restano aperte delle maglie ristrette che possono contribuire a far proseguire il timido dialogo con la Santa Sede. La Cina intende in tal modo preservare l'unità etnico nazionale del Paese, cercando di combattere quella che Pechino chiama la tendenza a considerare da parte dei gruppi religiosi  più importante la loro identità religiosa rispetto a quella nazionale. Pechino, insomma, vuole evitare che si generi "caos" nella società. Parimenti è stato lanciato un appello al Partito Comunista di aumentare il livello della vigilanza ideologica.
Casalino Pierluigi