Quando nel 1956 in Tunisia venne adottato il Codice di Statuto personale, tale testo venne salutato come il più avanzato in quella regione, per l'elevato livello di modernità contenuto in esso. Atto assai avanzato e ancora oggi oggetto di miglioramenti, il Codice tunisino appare superiore per le garanzie che concede alle donne, rispetto alle già conclamate riforme introdotte al riguardo in Marocco, come la celebre Riforma del diritto di famiglia e delle sue successive modifiche, ancora in corso d'opera. Lo Statuto tunisino non fornisce ancora tutte le risposte che ci si aspetta e, in assenza di norme precise, i giudici possono ricorrere alla sharia e agli usi locali. Accade, infatti, che, per quanto nell'Islam, divorziare in gravidanza sia vietato e qualora i coniugi insistano, il giudice sia incline ad accogliere la richiesta. Le evoluzioni giuridiche in Tunisia non sono date solo dalla forte e battagliera presenza femminile, ma anche dal clima laico e modernista instaurato dal deposto presidente Ben Alì. Sono, del resto, proprio le donne magistrato, a rendere effettiva la parità di genere nei divorzi, prendendo a riferimento le convenzioni internazionali. Certamente dopo l'avvento al potere del partito islamico moderato di Ennahda la religione ha riacquisto un ruolo nella vita civile e nelle sedi giurisdizionali, ma non potrà e ne può eliminare le conquiste realizzate: alla giurisprudenza, tuttavia, soprattutto nei casi di violenza, abbandono del tetto coniugale e adulterio, non si potrà non ricorrere alla giurisprudenza, in quanto il Codice di Statuto personale tunisino, non dando definizioni precise della separazione per colpa, rimanda di fatto ai giudici la soluzione dei casi più controversi.
Casalino Pierluigi, 25.09.2014