LA STAMPA
....ai dissidenti: "Siate leali"«Sono pronto a governare il partito anche con chi non la pensa come me, a condizione che siamo d'accordo sui tempi. L'ansia della riforma istituzionale nasce dalla volontà di dare il segnale che la politica ha capito il messaggio». Alla fine del suo discorso Matteo Renzi entra coi piedi nel piatto, non digerisce «l'ingiusta accusa di autoritarismo», rivendica «la fatica del dialogo coi grillini che ci insultano» e l'accordo con Forza Italia, con «l'orgoglio di chi dopo anni di chiacchiere è passato ai fatti». Non offre garanzie a chi vuole cambiare l'Italicum, nè a chi vorrebbe sentire aperture sulla riforma del Senato, ma chiede di marciare compatti.
«So che in questi gruppi non posso conquistare la vostra simpatia, ma chiedo una lealtà, non a me ma al paese. Per costringerci a una tempistica stringente e a un impegno decisivo per l'Italia». È un premier all'attacco quello che a tarda sera arriva in via Campo Marzo dove ha convocato i gruppi parlamentari del Pd. I renziani nelle prime file, ci sono i ministri, Boschi, Orlando, Franceschini; la fronda dei dissidenti sparpagliata tra i banchi dell'auletta dei gruppi, prenotata per le occasioni solenni: e questa lo è se Renzi ha voluto che fosse trasmessa in streaming. I bersaniani della Camera che sono pronti alla pugna sull'Italicum, quelli del Senato già impegnati a fare le pulci sul testo del governo.
«Da qui al 2017, anno del prossimo congresso del Pd, vogliamo provare a cogliere l'opportunità di cambiare l'Italia, indipendentemente dalle simpatie personali? Uniti dal vincolo del voto degli italiani, che non hanno votato me ma il Pd», sferza tutti indossando la casacca del leader Pd.
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