Dirigenti statali, scatta la rivoluzione. Stipendi ridotti e più mobilità
«E’ un punto qualificante, vedrai». Twitta così Matteo Renzi, nelle prime ore del sabato mattina. Risponde a quello fra i suoi 930 mila followers che gli cinguetta di varare al più presto la riforma della pubblica amministrazione e, in particolare, di dare una bella strizzata ai dirigenti.
Che si tratti della solita sortita piaciona per tener buona una fetta di elettori? Beh, questa volta pare proprio di no. Anzi, anche se la riforma della burocrazia sarà varata ad aprile, come programmato da Renzi, dallo staff del premier filtrano indicazioni precise. Tanto che il menu cui si sta lavorando, e che il Messaggero è in grado di anticipare, prevede tre portate importanti accompagnate da una serie di misure di contorno non meno gustose.
Innanzitutto si punta a sciogliere il nodo dei nodi: lo spessore degli stipendi dei 5.000 dirigenti pubblici italiani. Alla squadra di Renzi non va giù soprattutto un elemento: la ghiotta "indennità di risultato". Una voce che qui e là (ad esempio a Palazzo Chigi) si misura a tre zeri. Parecchie volte a quattro. Quest’indennità era nata una ventina d’anni fa con l’obiettivo di iniettare un po’ di meritocrazia nel pachidermico corpaccione dello Statoe. Ma nel giro di pochi anni l’indennità si è trasformata in un lauto premio garantito praticamente a tutti i dirigenti.
Che fare allora? L’idea è quella di restringere i criteri di assegnazione dell’indennità e di prevederla solo se l’intero ufficio raggiunge determinati target. Il risultato, insomma, sarebbe quello dell’ufficio e non più del singolo dirigente in modo da diffondere il "gioco di squadra" negli uffici statali. Il dossier retribuzioni prevede un secondo capitolo: la riduzione del tetto massimo per i dirigenti più importanti. Il governo Monti lo ha già abbassato a circa 300 mila euro annui. Che non possono essere superati anche dagli alti burocrati con doppio o triplo incarico. Ora questa soglia potrebbe essere ulteriormente sforbiciata, ad esempio prendendo come punto di riferimento la busta paga del presidente della Repubblica che veleggia intorno ai 250 mila euro.
LAVORO DI SQUADRA
Il secondo piatto forte della riforma della dirigenza pubblica è quello della rotazione. Il governo pare intenzionato a stabilire che i dirigenti pubblici non possano sedere su una identica poltrona per più di cinque sei anni......... CONT. il messaggero