Futurismo e McLuhan con Antonio Saccoccio a Cork (UCC), Irlanda

Italian NetworkITALIAN NETWORK CULTURA ITALIANA NEL MONDO - "ITALIA 2014" - IL NET.FUTURISMO DI ANTONIO SACCOCCIO OVVERO COME RILEGGERE IL FUTURISMO ATTRAVERSO McLUHAN -


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(2014-02-26)


  Il 1 marzo 2014 il fondatore del Net.Futurismo Antonio Saccoccio ... alla settima "Graduate Conference in Italian Studies" presso l'University College Cork. Per l'occasione .... una relazione intitolata “Rileggere il Futurismo attraverso McLuhan: considerazioni intorno al ruolo della tecnica nell’avanguardia italiana”, puntualizzando alcune delle sue intuizioni più rilevanti, già in parte comunicate in diverse conferenze e convegni in Italia e all'estero, nonché pubblicate in numerose riviste nazionali e internazionali. Qualche domanda per comprendere meglio." Ad intervistarlo il neo futurista Roberto Guerra.

- Antonio Saccoccio, il Futurismo e McLuhan: ancora in un’università straniera.
-  Antonio Saccoccio: Sì. Come ho già detto molte volte, credo di avere in gran parte ultimato il mio compito sulla rete. Il web è stato contaminato dalle nostre idee, che sono facilmente reperibili in blog, foto, video, social network, etc. Ora chi è più giovane di me ha le capacità per proseguire, con una mia partecipazione più laterale. Il mio compito si è spostato da qualche anno in altra direzione: riuscire a contaminare il mondo accademico e universitario. Il virus del futurismo contemporaneo e di McLuhan deve penetrare all’interno di quel mondo che per tanti versi è il nemico numero uno delle nuove sensibilità. Intendiamoci: ho tanti ottimi rapporti anche all’interno del mondo accademico e universitario, ho incontrato studiosi e pensatori brillanti in quasi tutte le università in cui mi sono recato, ma la maggioranza dei docenti è immersa ancora in un mondo ottocentesco, in cui uno studio mediocre e inutile ma rispettoso delle regole accademiche conta più di un’intuizione coraggiosa e originale. Ritengo che oggi una delle cose più difficili sia portare idee radicali in un convegno universitario. È facile parlare di Marinetti o di McLuhan all’università, lo fanno in tanti, è facile farlo quando si depotenziano sistematicamente le idee più radicali. Ma quanti ne parlano lasciando emergere il deciso anti-accademismo di questi due pensatori? Quanti ne parlano in relazione alla morte e/o superamento dell’arte?

- Marshall McLuhan: poeta o scienziato?
-  Antonio Saccoccio: Grazie per la domanda perché questo è un punto centrale. Intanto rispondo. Poeta o scienziato? Nessuno dei due. O entrambi. Mi spiego. McLuhan è innanzitutto un uomo sintetico, organico. Per uomini come lui hanno ben poco senso le specializzazioni tipiche del vecchio uomo tipografico, abituato a parcellizzare la realtà, a ritagliarsi un ambito professionale. Prendiamo una delle pubblicazioni più audaci dello studioso canadese: “The Mechanical Bride”. Che genere di roba è? Qualcuno lo definisce un saggio, ma forse non l’ha mai sfogliato! Le opere di McLuhan dimostrano che l’analisi scientifica, priva di intuizioni globali, è ben poca cosa.
Marinetti era un altro uomo sintetico. Per questo non viene ancora oggi compreso dagli studiosi accademici, che sono per lo più uomini dediti unicamente all’analisi. Gli uomini sintetici fanno paura, perché sono in grado di re-inventare il mondo. Il “Manifesto del Futurismo” del 1909, che genere di roba è? La verità è che la produzione futurista è già in gran parte fuori dai generi, travalica i confini delle arti e dei generi. Ecco perché è insensato attaccare Marinetti per non aver scritto grandi poesie come Ungaretti e Montale. Marinetti, per nostra fortuna, ha fatto molto di più: ha aperto le strade per l’uomo sintetico, che se ne frega dei confini delle arti e dei generi, che se ne frega delle regole dell’arte perché ha troppo a cuore la vita. I futuristi per fortuna non ci hanno dato belle poesie, ma ci hanno fornito alcuni strumenti per comprendere il secolo in cui oggi viviamo. Ci hanno condotto verso l’artista totale, primo passo verso l’oltre-artista. Oltre-artista che già McLuhan percepisce chiaramente e che tra 50 anni sarà per tutti una ovvietà. Tra 50 anni, d’altra parte, tutti riderannno dell’“Arte” (degli “Artisti” già si ride abbastanza per fortuna), come fa oggi il Movimento per l’Arte Vaporizzata (MAV), altro movimento neotribale che presto avrà raggiunto lo scopo per cui è nato. È una speranza la mia.

- Può parlarci della “retealtà”, una delle invenzioni del Net.Futurismo, mettendola in relazione con il “villaggio globale” di McLuhan.
-  Antonio Saccoccio: In verità non inventiamo nulla. Al massimo abbiamo compreso prima degli altri il nuovo mondo e abbiamo trovato un termine, “retealtà” appunto, per meglio definirlo. Voglio precisare che tutto il mio studio sul Futurismo è assolutamente secondario rispetto alle intuizioni che ho maturato grazie all'approccio net.futurista alla rete globale, intuizioni che diffondo anche sul web da almeno 7-8 anni. Se non avessi vissuto in prima persona alcune trasformazioni (soprattutto dal 2005 in poi), oggi non avrei capito quel poco che ho capito.
La “retealtà” è la realtà com’è oggi al tempo della rete globale. Ma bisogna intendersi bene, perché le banalizzazioni sono dietro l’angolo. Noi pensiamo che l’intera realtà sia oggi in gran parte riconfigurata dal paradigma introdotto dalle comunicazioni digitali su scala mondiale. Ciò che accadeva 100 anni fa con il telefono, oggi è spaventosamente ingigantito grazie alla rete globale. La fase elettrica così ben descritta da McLuhan (e intuita già dai futuristi) arriva così ad imporsi nelle sue caratteristiche più imponenti: l’ambiente e la sensibilità dell’uomo vengono completamente e radicalmente trasformati. Il problema è che il cambiamento, come già un secolo fa, è rapidissimo, troppo rapido per la maggioranza degli esseri umani. E, come in ogni traumatica fase di transizione, i più restano attardati. C’è chi sente, intuisce, vive, affronta la nuova era neotribale senza timore: pensate alla galassia di gruppi presenti sulla rete, in cui regna l’autoapprendimento, la creazione globale collettiva, la diffusione e lo scambio di contenuti gratuiti, il rifiuto dell’autorialità, etc. E c’è chi vive ancora nel vecchio mondo meccanico, fatto di professionisti isolati e ultraspecializzati: automi che usano persino i social network come vecchi televisori, gabbie-vetrine chiuse per deliri di autocompatimento o autocompiacimento. Di questi ultimi, credo non resterà traccia tra qualche decennio. E tra qualche decennio (è sempre una speranza la mia) qualcuno riderà anche di queste mie dichiarazioni, forse perché firmate ancora con nome e cognome, forse perché ancora scritte con lettere tutte in fila stile Gutenberg…

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