Gianni Borgna oltre l'ideologismo cattonazionale

Benché venuto dal comunismo, Gianni Borgna (morto il 20 febbraio scorso) ha fatto per quella galassia proibita chiamata «cultura di destra» più di quello che hanno fatto ministri dei beni culturali e governi, sindaci e assessori di destra messi insieme. Ha dedicato mostre e convegni a Gentile e ad Evola, a Ezra Pound e a Jünger, rassegne al futurismo e dintorni. E a parte questa apertura, è stato il miglior assessore alla cultura che abbia avuto Roma negli ultimi decenni. Ha smentito il luogo comune che un intellettuale, autore di bei saggi, non sappia fare le cose e lui le ha fatte senza mai puntare alla carriera politica, ma proprio per il gusto di farle e lasciare un segno fecondo. Lo ricordo presente e partecipe a dibattiti che avevano una chiara connotazione destrorsa, senza imbarazzi e senza inciucismi. Quellwifi_free-150x150i di destra dovrebbero imparare da lui come si fa conoscere la propria cultura, senza complessi; quelli di sinistra dovrebbero imparare da lui come si rispetta la libertà di cultura di chi non la pensa come te. E tutti dovrebbero far tesoro della sua minuta sobrietà. Lui non cercava occasioni di protagonismo, non cavalcava gli eventi ma solo il suo vecchio vespone.

Marcello Veneziani