*ispirata da letture napoleoniche di ogni genere (praesertim il Memoriale di Sant'Elena che forgiò l'infanzia del nostro D'Annunzio) ecco di Paolo Melandri - una futur-scanzonata poesia civil-lirica con questo sonetto A Napoleone Bonaparte, che si pone in ideale controcanto agli entusiasmi giacobini di Foscolo, Byron, Hoelderlin. Nonostante l'autore abbia optato per una conclusione prosastica, con la canonica débacle della drastica e repentina attenuazione di tono, la composizione è un omaggio all'Imperatore, alla necessità del Genio, all'urgenza euristica in politica.
(*PHOTO Museo Napoleonico... la proiezione del video clip che racconta il viaggio in Second Life della mostra “In quelle trine morbide”)
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(*PHOTO Museo Napoleonico... la proiezione del video clip che racconta il viaggio in Second Life della mostra “In quelle trine morbide”)
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A Napoleone Bonaparte
Liberatore, tu che mai sconfitto
ci mutasti così, che il segno tiene,
tu che fondasti più mite diritto
sui basamenti solidi d’Atene,
volgi i fulminei rai del tuo destino
verso le sorti italiche in periglio
e dal tuo sguardo màntico, aquilino
trapassi a noi sapienza di consiglio.
Che giovan gli alti sensi, imperatore,
al popolo ch’è nave in gran tempesta?
Studio nel vento il tuono annunciatore
o mi preparo a una divina festa?
Ah no, sfuma il ritratto tuo in pallore
ed ogni giorno è un sogno in cartapesta.
Paolo Melandri
25 gennaio 2014